Un folignate rischiò di morire per una sassata in testa. In aula ieri mattina i poliziotti intervenuti

BASTIA UMBRA I poliziotti hanno raccontato in aula delle difficoltà trovate per individuare i colpevoli degli scontri avvenuti al termine della partita di calcio Bastia Foligno del 6 aprile 2014. Quelli in cui un 47enne colpito alla testa con un sasso rischiò di perdere la vita. Il commissario capo di Assisi, Francesca De Luca, aveva portato avanti le indagini assieme ai colleghi della Digos di Perugia, coordinati dal pm Gemma Miliani. In un primo momento nessuno era stato disposto a parlare per indicare chi tra loro aveva lanciato quella grossa pietra. Il gip, all’epoca dell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un bastiolo di 29 anni, difeso dagli avvocati Luca Maori e Delfo Berretti, aveva parlato di “muro di omertà” da parte dei tifosi che non avevano dato indicazioni neanche quando il ferito era ricoverato in ospedale che lottava tra la vita e la morte. Dopo un delicato intervento chirurgico poi la vittima, assistita dall’avvocato Giovanni Picuti, era stata dichiarata invalido con totale inabilità lavorativa. Quella accaduta fuori dallo stadio era stata una vera e propria “guerriglia”. Lo ha sostenuto ieri in aula uno dei poliziotti che per primi arrivò sul luogo dei fatti. Adesso per quanto accaduto sono in 14 a processo: a tutti viene contestata la rissa, mentre per il 29enne l’accusa è di tentato omicidio. Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati, Francesco Crisi, Daniele Federici, Elena Torresi e Biante Secondari. Si torna in aula ad aprile. F.M

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