Daniele Polzoni, ai domiciliari con il braccialetto elettronico per le violenze sulla ragazza. Interrogato dal gip: «Ha spiegato tutto»

LA PRECISAZIONE «Il mio assistito vuole solo la tutela dei suoi diritti e ha il desiderio che venga celebrato un giusto processo»

PERUGIA Difendersi in aula e non dalla rete. E’ questo che chiede adesso Daniele Polzoni, il 30enne di Bastia arrestato (ai domiciliari e con il braccialetto elettronico) con l’accusa di lesioni, atti persecutori, maltrattamenti, violenza sessuale e sequestro di persona ai danni della ex fidanzata. Il 3 dicembre la giovane aveva denunciato le violenze ai carabinieri e aveva postato su Facebook il suo volto gonfio dalle percosse: «Mi ha ridotta così, divertendosi». Il giovane avrebbe agito spesso sotto l’effetto di alcol o droga. La minacciava, ingenerandole anche timore per la sua incolumità. Da marzo l’atteggiamento si era fatto più violento: pretendeva la password dei social network, non voleva che uscisse con le amiche e minacciava pure i colleghi di lavoro tanto che la ragazza fu costretta a lasciare il lavoro. Fino all’incubo del 3 dicembre quando dopo aver preteso un rapporto e averla picchiate la minacciò di morte: «Le vedi? Queste sono le buche dove ti sotterro». Questo il quadro ricostruito dagli inquirenti che aveva spinto il gip Valerio D’Andria, su richiesta del pm Carmen D’Onofrio, all’esito degli accertamenti svolti dai carabinieri della stazione di Valfabbrica e della compagnia di Assisi – diretta dal tenente colonnello Marco Vetrulli – a emettere l’ordinanza di custodia cautelare, eseguita pochi giorni dopo quella denuncia online, dai militari. Ieri il giovane ha risposto a tutte le domande, non si è avvalso della facoltà di tacere e ha puntualizzato orari e circostanze – come riferito dal suo avvocato Luca Brufani. «Il mio assistito – ha precisato il legale – chiede solo la tutela dei suoi diritti e ha il desiderio che venga celebrato un giusto processo». Il legale fa riferimento all’odio che la rete e attraverso i social hanno scatenato contro l’indagato subito dopo la video denuncia della ragazza. «Situazioni da gestire», le ha definite il legale lasciando intendere che ci siano state anche minacce e frasi di cui valutare il profilo per decidere se sporgere o meno denuncia. «I fatti contestati sono gravi e proprio per questo non si deve creare un processo che non sia quello nell’aula del tribunale», ci sarebbero già decine di messaggi tra Facebook e Instagram contenenti sfoghi e promesse di «vendetta» verso il 30enne. L’episodio era avvenuto tra Valfabbrica e la strada per Gubbio dove, inizialmente, era stato un automobilista a chiamare il 112 denunciando di aver visto una ragazza presa a schiaffi in strada. Ma la pattuglia, una volta arrivata, non aveva trovato nessuno. Poco più tardi una donna aveva nuovamente chiamato la centrale operativa raccontando di aver aiutato una giovane pestata dal fidanzato. I carabinieri avevano quindi raggiunto l’abitazione dove si era rifugiata la ragazza e l’avevano portata in ospedale.

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