Eccellenza Il difensore del Bastia a 8 anni ha sconfitto il linfoma di Burkitt: “Ora sono più forte”

“La malattia mi ha spinto a vivere ogni giorno al massimo della felicità”

Tifa Juve ma il suo idolo è Acerbi “Come me ha battuto il cancro e poi è un gran bel difensore…”

BASTIA – A volte il calcio non è solo un risultato. A volte vincere non è l’unica cosa che conta. A volte l’importante è semplicemente esserci. Lui, il suo campionato, lo ha già vinto da un pezzo. Forse quest’anno ne arriverà anche uno all’interno del rettangolo verde, in Eccellenza, col suo Bastia, magari a suon di successi roboanti come quello di domenica scorsa, ma il suo avversario più difficile da marcare,Leonardo Ziarelli, difensore classe 1998, l’ha sconfitto già diversi anni fa. Non indossava maglietta e pantaloncini, aveva un nome particolare e non sono bastati 90 minuti o giù di lì per sconfiggerlo. Ci sono voluti 130 giorni.Ma nella vita, e non nel calcio, lì sì che quello che conta è vincere. E Leonardo ha stravinto. “Nell’agosto del 2006, all’età di 8 anni,mi fu diagnosticato il linfoma di ‘Burkitt’ – racconta la sua storia Ziarelli – ho passato 130 giorni all’ospedale Silvestrini di Perugia, subendo un fortissimo stress fisico ed emotivo. Ma grazie all’amore che mi hanno donato i familiari, gli amici e i medici, sono riuscito a superare e sopportare i momenti difficili in maniera più serena. All’epoca giocavo alla Collepieve e perciò non finirò mai di ringraziare il presidente Stefano Violini e il mio primo allenatore Stefano Passerini, che durante la chemioterapia mi sono stati vicino e mi hanno dato la possibilità di tornare a giocare una partita, quando ancora avevo il catetere al petto”. Ma come può un bambino di 8 anni avere la meglio su un avversario così ostico? “L’immensa voglia e volontà di vivere e di continuare a divertirsi e gioire, tipica di un ragazzino di 8 anni,mi ha aiutato moltissimo a combattere e vincere questo tumore – specifica Leonardo – mi reputo fortunato, perché molti bambini non riescono a sopravvivere ai tumori, perciò devo ringraziare la ricerca medica e in particolare il professore Massimo Martelli,il dottor Stelvio Ballanti e la caposala Ivana Pannacci, che per favorire il trascorrere del tempo in maniera veloce e divertente, mi ha fatto calare una bicicletta da una gru del cantiere direttamente a reparto, entrando dalla mia finestra”. Ma Leonardo dalla sua esperienza ha tratto anche un insegnamento importante, che si tramuta in un messaggio positivo con destinatari tutti coloro che stanno combattendo e dovranno lottare ancora. “La mentalità positiva di voler uscire e mai più rientrare in ospedale mi ha sicuramente aiutato – dice il giovane del Bastia – la mia partita più importante l’ho già vinta, è stata un’esperienza che mi ha reso più forte e ogni volta che ci ripenso mi carico. La malattia mi ha dato la consapevolezza della finitezza della vita che dovrebbe spingere ogni persona a vivere al massimo della felicità ogni giornata”. Vivi ogni giorno come fosse l’ultimo è il concetto, tutto il resto è contorno. Leonardo vince la sua battaglia con la vita e ricomincia a giocare a calcio. “Lo sport più bello del mondo – sorride Ziarelli – dopo Collepieve sono andato al Torgiano e alla Pontevecchio. A 13 anni mi ha voluto il Foligno e l’anno dopo il Perugia. A 15 anni sono andato al Bastia. L’8 marzo 2015 ho fatto una presenza in serie D, l’anno scorso 6 presenze in Eccellenza e quest’anno sono a 16 presenze più una partita in Coppa Italia”. Un metro e 88 per 85 chili, difensore centrale, ormai adattato da un paio di stagioni terzino,indistintamente a destra o a sinistra,Leonardo cerca di migliorare ogni allenamento grazie agli insegnamenti di mister Grilli e del preparatore Ferraro. “In particolare sulla tecnica e sulla rapidità nel corto”. Tifa Juventus, ma il suo calciatore di riferimento è il capitano del Sassuolo Acerbi, perché “come me ha combattuto e vintola sua battaglia contro il cancro – specifica Ziarelli – e poi è un gran bel difensore”. Studente nella vita privata, al quinto anno di Scienze Umane al Pieralli di Perugia, Leo sogna un lavoro che gli piaccia e lo gratifichi economicamente. Quanto al calcio l’obiettivo è… “Giocare e divertirmi più a lungo possibile”. Dopo i tecnici, gli amici e i dottori, la chiusura è dedicata ai primi tifosi che lo hanno aiutato a superare tutti gli ostacoli che la vita gli ha messo davanti. “Ringrazio la mia famiglia, dalla quale ho imparato il valore del lavoro, del sacrificio, del rispetto e dell’amore per la vita. In particolare mio papà Carlo e mio fratello Giovanni, con il quale ho passato un’intera infanzia a giocare a pallone… o a Fifa. Inoltre voglio ringraziare anche i miei nonni, Anelio ed Ivana, per tutte le volte che mi hanno portato agli allenamenti”.

di Federico Pastorelli

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