L’inchiesta di Noe e Finanza va avanti, ma la comunità si difende
L’ITER GIUDIZIARIO Il sequestro è stato revocato Sul fronte delle autorizzazioni ora si pronuncerà il Tar
BASTIA UMBRA –UNA GIORNATA di allegria al Piccolo Carro. I pensieri ed i problemi sono tutt’altro che dissolti ma ieri nella struttura per minori, finita in una complicata inchiesta dei carabinieri del Noe e della Guardia di Finanza, si è ballato e cantato all’arrivo di un ospite popolare come Fabrizio Bracconeri. L’attore e personaggio televisivo (il Bruno Sacchi de «I ragazzi della 3° C», per intenderci e volto di «Forum») ha voluto manifestare la sua vicinanza ai titolari della comunità Cristina Aristei (presidente) e Pietro Salerno (vicepresidente).
E NON SAREBBE nemmeno il solo personaggio pubblico pronto a spendere la propria immagine in favore della struttura che è ancora nel vortice delle critiche non da ultima quella del Movimento 5 Stelle che ha interrogato sulla vicenda anche il Ministro della Sanità e invocato l’intervento di tutti i garanti dell’infanzia d’Italia. Sul fronte giudiziario ricordiamo invece che il sequestro preventivo del novembre scorso è stato revocato dal pm Michele Adragna, mentre sul piano amministrativo, presto il Tar si pronuncerà per la richiesta di riottenimento delle autorizzazioni pubbliche. Insomma un quadro complicato nel quale però la prima responsabilità è quella di tener conto dei ragazzi. Ne parla Cristina Aristei, «per noi il primo pensiero quando su di noi si è concentrata tutta questa attenzione mediatica è stato quello di tutelare i ragazzi – racconta – questo non ci ha nemmeno permesso di esporci come forse avremmo voluto e dovuto per difendere la nostra immagine. Tante cose non vere sono state dette». E intanto però descrivo un momento difficile dal quale l’attività che dura da 21 anni e ha ospitato una cosa come 800 ragazzi potrebbe chiudere. «Gli enti invianti – raccontano – hanno evidentemente ricevuto segnalazioni a non mandare qui i ragazzi e se le cose continueranno così saremo costretti a chiudere, con conseguenze inevitabili anche per i nostri 83 dipendenti». E il Piccolo carro si è sempre difeso dalle accuse parlando di «vuoto normativo» sulle autorizzazioni al centro dell’inchiesta e per le quali secondo l’accusa sarebbero stati percepiti soldi pubblici illecitamente, «il paradosso – dicono – è che se tutta questa vicenda colmerà la lacuna normativa ci avranno fatto del bene, ma nel frattempo forse saremo stati costretti a chiudere».
Sara Minciaroni

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