Il racconto di suor Myriam. «In chat un’ora al giorno con chi cerca la fede»

CHIESA DA TASTIERA «Giusto darci l’accesso online: il mondo ormai è cambiato Dobbiamo parlare con tutti»

VIA LIBERA La recente istruzione vaticana sui monasteri di clausura consente alle religiose l’utilizzo dei social network

I LIMITI L’accesso a Facebook e Twitter deve avvenire con moderazione per non pregiudicare silenzio e contemplazione

Chiara Santilli

PERUGIA «SÌ, SONO una suora di clausura e navigo online, perché non dovrei essere connessa con il mondo»? Da una parte il rigore della clausura, dall’altra la curiosità di conoscere l’universo attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Vita contemplativa e realtà virtuale, concetti solo all’apparenza inconciliabili. Il contrasto lo ha recentemente risolto papa Francesco, aprendo clamorosamente ai social anche la realtà monastica, e il nuovo credo papale trova immediata applicazione in suor Myriam D’Agostino, 33 anni, napoletana di origine ma umbra d’adozione. La monaca benedettina, laureata in Filosofia e diventata di recente giornalista pubblicista, i social li conosce molto bene. «Sono una finestra sempre aperta», sostiene la religiosa che undici anni fa è entrata a far parte della comunità monastica benedettina di Sant’Anna, a Bastia Umbra. Il via libera del Vaticano all’utilizzo di Facebook, Twitter e Instagram da parte di chi ha scelto di dedicare la propria esistenza a preghiera e meditazione segna un cambio di passo che Myriam condivide in pieno. «I tempi sono cambiati, così come il nostro impegno. Rendiamo un servizio alla comunità, ci occupiamo di tantissime situazioni – spiega –, dobbiamo poter comunicare con le persone». Suor Myriam, Internet è un’opportunità o un’insidia? «È un grande strumento, il problema è come ci rapportiamo ad esso. Bisogna usarlo conoscendone le dinamiche. Ciò vale per chiunque, non solo per noi monache. In ‘rete’ può esserci di tutto, informazioni sane e altre malate. Occorre un utilizzo critico e misurato». Ha imparato da sola a districarsi nel web?
«Prima di intraprendere il cammino in comunità utilizzavo tantissimo i mezzi di comunicazione, poi ho staccato completamente. Niente telefono, niente Internet, niente mail.
Una sorta di disintossicazione. La vita in monastero, le regole, il continuo aggiornamento mi hanno dato la chiave di accesso utile per ricominciare a usare i social, ma con ponderazione».
È lei a gestire il portale del monastero… «Abbiamo un sito e una pagina Facebook. Ma ogni decisione viene presa in sinergia. Nessuna di noi ha un profilo social personale, comunque. È
la comunità monastica, sotto la guida della madre badessa, che si interfaccia con l’esterno. Io pubblico articoli e rispondo alle mail che arrivano da giovani, adulti, famiglie e persone che
fanno ricerca vocazionale. Dedico un’ora al giorno alla corrispondenza virtuale». Che strumenti avete a disposizione tra le mura monastiche? «C’è una stanza con alcuni computer,
strumenti che le suore possono utilizzare in giorni e orari prestabiliti. C’è poi un telefono cellulare a disposizione delle consorelle che ne abbiano necessità». Nessuna distrazione dalla
meditazione… «Mai. Utilizziamo i social nelle ore del nostro lavoro, senza sottrarre tempo alla preghiera». Avete detto «no» a qualche particolare social? «Ad Instagram, ad esempio. Le
foto che vengono pubblicate online riguardano soprattutto luoghi ed eventi. Sono rare quelle delle singole monache. Preferiamo condividere gli scatti che mostrano i nostri ambienti, ad
esempio l’orto che coltiviamo con grande passione, per far conoscere il nostro modo di vivere a quanti si avvicinano a noi con l’inevitabile curiosità richiamata dalla clausura».

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