BASTIA UMBRA INDAGATO UN 47ENNE: IL GIP GLI VIETA DI AVVICINARSI ALLA VITTIMA

BASTIA – LA COSTRINGEVA a ‘videochiamarlo’ nel tragitto tra casa e il lavoro, pretendeva di autorizzare ogni suo spostamento, le impediva di uscire con le amiche o, anche solo di andare a pranzo dalla madre. E poi insulti e minacce quando aveva prospettato di mettere a fine alla burrascosa relazione. «Se mi lasci ti ammazzo», «Se vuoi farti un’altra vita ti spezzo le gambe». E le botte: calci e pugni tanto da procurargli lividi, anche davanti alla figlia. IL SOLITO drammatico copione dell’ossessione va in scena, stavolta, a Bastia Umbra dove un 47enne è stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna – con pure il divieto di comunicare con lei con ogni sistema telefonico o telematico – dal gip Lidia Brutti, su richiesta del pm Annamaria Greco al termine di un’indagine svolta dalla Divisione Anticrimine della questura di Perugia. L’accusa è quella di stalking. E l’uomo – secondo la ricostruzione accusatoria – ha proseguito a perseguitare la donna anche da quando è andato a vivere con la sorella perché sottoposto a una misura alternativa all’affidamento in prova, proprio per fatti analoghi. L’INDAGATO era già stato condannato per maltrattamenti e lesioni nei confronti della ex moglie: motivo per cui aveva ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali. Dal 2013 aveva iniziato la relazione con la nuova compagna, dalla quale era nata una figlia e aveva ricominciato lo stesso schema di violenza e gelosia. «EGLI ha perseverato nei comportamenti maltrattanti» e «tali elementi consentono di ritenere altamente probabile il rischio che, anche in futuro, l’indagato, spinto da pulsioni aggressive che evidentemente non riesce a contenere, possa reiterare analoghe condotte in pregiudizio della persona offesa – scrive il giudice nell’ordinanza – con concreto pericolo per l’integrità fisica e morale della stessa e con il rischio di ricadute pregiudizievoli sulla serenità della filia adolescente». Il 47enne è difeso dall’avvocato Gianni Dionigi

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