Bastia

«C’era sempre un’auto bianca»

Arancia meccanica a Ospedalicchio Continuano i riscontri degli investigatori


Un amico di Luigi: “L’ho vista tante volte vicino casa”


Proseguono senza sosta da parte dei carabinieri del comando provinciale e di quelli della Compagnia di Assisi le indagini per risalire alla banda che ha ucciso durante una rapina, Luigi Masciolini, agricoltore di 85 anni, ed ha mandato in ospedale la moglie, Maria Ragni, di 79. Il magistrato, Manuela Comodi, sta valutando la ricostruzione dell’assalto fatto da Maria Ragni dal suo letto del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Assisi: mentre il Ris dei carabinieri sta lavorando sugli elementi raccolti sia nella casa che nella stalla della famiglia Masciolini. Ieri, intanto,la comunità di Ospedalicchio si è ritrovata per la messa domenicale. In tanti hanno ascoltato l’omelia di don Claudio Schioppa il giovane parroco che domani pomeriggio (ore 16) officerà i funerali di Masciolini nella chiesa di San Michele Arcangelo.


BASTIA UMBRA – Il silenzio. Rotto dalle cesoie che staccano i grappoli d’uva dal pergolato delle Ferrovie. La casa gialla di Luigi e Maria è venti metri dietro, sulla sinistra. E’ già mezzogiorno.”Se li conoscevo? Certo. Amo la terra come lui. Guarda: ho il campo anch’io, anche le bestie. Sono laggiù. Qui vengo a prendere l’uva delle Ferrovie. Tanto andrebbe sprecata. Il mio nome? No, meglio di no. Cose strane qui intorno? Qualche mese fa ho visto più volte parcheggiata qui, proprio all’inizio dello stradino, una macchina chiara, forse bianca. Dentro un uomo, credo che fosse uno straniero, un marocchino. E una donna. Ma è passato del tempo “. Maglioncino di lana, occhiali, i secchi ricolmi di grappoli d’uva nera e la vecchia Cinquecento gialla pronta a far rotta su Bastiola. L’amico di Luigi richiude lo scalandrino, si preoccupa che il cagnolino dei Masciolini non lo segua, guarda l’orologio e se ne torna a casa.
Una macchina chiara, uno straniero e una donna. Ripescati nella memoria. Ma tanto basta per far tornare alla mente l’agguato, l’assalto alla casa con i due vecchi che stavano già sul letto, pronti per andare a dormire le urla, la paura, la morte. La violenza e la ferocia di chi cercava i soldi. La paura di Luigi e Maria,la rabbia della banda. Napoletani, nella memoria e nelle parole di Maria che sabato è stata ascoltata a lungo dal magistrato Manuela Comodi.Tante ore, lunghe e difficili, col magistrato che ha conquistato la fiducia dell’anziana finita in ospedale per le botte. Maria sa che Luigi non c’è più. Ma ha continuato a parlare. A cercare di ricordare. Ed è in quelle parole che gli investigatori cercano una chiave che apra una pista vera. Così come sperano che i riscontri fatti nella casa e nella stalla, possano ridurre il vantaggio di sedici ore che le belve hanno nei confronti degli investigatori.
Forse quella macchina non sarà una pista. Però che Maria e Luigi fossero finiti da tempo nel mirino di una banda, non è poi così impossibile da pensare. Lo stanno pensando anche gli investigatori che ieri non sono tornati nella casa color granturco con i sigilli del sequestro alla porta forzata dalle belve prima delle botte e della razzia. Perché è difficile pensare che l’obiettivo non sia stato scelto perché troppo facile: casa a due passi dalla strada ma nascosta, le luci che, intorno, si spengono dopo le 23, i treni che non passano quasi più e anche la via di fuga verso Bastia Umbra sempre aperta. Solo una coincidenza?
L.B.

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