Bastia

Enrico e Gian Luca, uniti anche nell’ultimo saluto in chiesa

I FUNERALI POTREBBE ESSERE IL VESCOVO SORRENTINO AD OFFICIARLI SABATO POMERIGGIO NELLA COLLEGIATA DI SAN MICHELE
BASTIA UMBRA —UNA CITTÀ attonita per il lutto dei due giovani tragicamente scomparsi domenica nelle acque del Tirreno, davanti a Grosseto. Per Enrico Cioli e Gianluca Trevani si stanno preparando funerali congiunti a Bastia Umbra nella chiesa collegiata di San Michele Arcangelo, sabato 16 agosto alle 16. Sarà il parroco Giuseppe Pallotta a officiare i funerali, mentre il vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino sarà presente per un saluto alle famiglie. Il condizionale è d’obbligo perché la data è legata al nulla-osta del magistrato che coordina le indagini e attende di ora in ora le conclusioni dell’autopsia per dare l’ok alla restituzione dei due corpi alle famiglie.
DUE GIOVANI, Enrico e Gianluca, molto legati dall’attività subacquea che li ha visti condividere molti momenti lieti, dalle lunghe ore di preparazione presso la piscina comunale e poi nelle immersioni in mare aperto, fino al tragico epilogo sul quale ora dovranno esprimersi i tecnici nelle bombole e degli strumenti di immersione e soprattutto i medici che dall’autopsia dovranno fornire i chiarimenti mancanti. Una risposta attesa dalle famiglie e dai numerosi colleghi ed amici delle due vittime: Enrico, nato e cresciuto a Bastia Umbra nella famiglia Cioli che ha profonde radici locali e una vasta parentela; Gian Luca residente dal 2007 con la mamma a Bastia. Oltre alla passione da sub che li ha messi a contatto con tanta gente, i due giovani sono venuti a contatto con cittadini del comprensorio assisiate: Enrico Cioli, nell’attività di tappezziere svolta a fianco del padre Nazareno nella sede dell’azienda sita nell’area industriale del capoluogo, a due passi dallo stadio comunale; Gianluca Trevani lavorava nel negozio di informatica in via del Conservificio, servendo una vasta clientela.
TUTTI INSOMMA in nome dell’amicizia e dell’affetto con le vittime chiedono risposte certe sulle cause della loro prematura scomparsa. La città si è stretta attorno alle due famiglie, sospendendo le manifestazioni ludiche di Bastia Estate 2014 fino a funerali avvenuti, mentre sabato, probabile giorno delle esequie, sarà lutto cittadino per decisione del sindaco Ansideri.
massimo stangoni

Esclusi malori mortali, spunta l’ipotesi dell’intossicazione
Le autopsie sui sub: nessun segno di embolia, infarto o annegamento. Altri esami per confermare l’aria ‘sporca’
di ERIKA PONTINI
PERUGIA —IL GIORNO della verità si trasforma nel giorno dell’ennesima attesa, ma almeno con qualche punto fermo che emerge dalle autopsie eseguite ieri all’obitorio dell’ospedale di Grosseto: nessuna patologia tale da condurre alla morte improvvisa e veloce, e la strada aperta dell’avvelenamento da monossido di carbonio.
FABIO GIAIMO, 57 anni, anestesista perugino, non sarebbe morto a seguito di infarto (come ipotizzato in un primo momento) e nemmeno sui cadaveri degli altri compagni di immersione, Gian Luca Trevani, 35 anni ed Enrico Cioli, di 32, i medici legali avrebbero riscontrato elementi evidenti di una morte dovuta a barotraumi o malattie da decompressione. Nè embolia e nemmeno annegamento.
L’ESCLUSIONE di cause certe lascia ancor più aperta l’ipotesi di una possibile intossicazione da monossido o di qualche gas finito accidentalmente all’interno delle bombole (sott’acqua divenuto letale) che il gruppo aveva noleggiato all’Abc Diving center di Talamone di Andrea Montrone, l’unico indagato. Parlando con la stampa, egli ha escluso problemi di aria sporca ma ha aggiunto di aver ‘rabboccato’ due bombole la mattina stessa dell’immersione. In barca mentre si dirigevano verso le «Formiche», ipotizzano gli investigatori. E’ ancora presto per risolvere il rebus della strage in mare. I medici legali nominati dalla Procura di Grosseto, la professoressa Manuela Turillazzi e Sara Vita dell’Istituto di medicina legale di Foggia, dovranno eseguire gli accertamenti istologici e tossicologici: vera chiave di volta per chiarire le cause della morte e stabilire se gli elementi compatibili con un avvelenamento riscontrati in autopsia abbiano conferme dagli altri accertamenti. All’esame hanno preso parte i consulenti di parte: Laura Paglicci Reattelli e Paolo Giovenali nominati dall’avvocato Gianni Spina per conto di Giaimo e Trevani e Walter Patumi per Cioli.
DALLE indagini emerge invece un nuovo inquietante dettaglio. Sembra che Trevani sia rimasto a una quota di 18 metri durante l’immersione alle «Formiche», senza scendere più in profondità, e che sia risalito da solo, forse dopo aver avvertito qualcosa che non andava. Appena in superficie ha fatto in tempo a togliersi l’erogatore e chiamare aiuto. Ma sarebbe morto poco dopo. Un’imbarcazione che si trovava nelle vicinanze, sulla verticale di risalita, lo ha subito caricato a bordo ma per Gianluca non c’è stato nulla da fare. Come pure per Enrico Cioli, riemerso in un altro punto, già morto. Sarebbe stato Gian Luca a sparare anche il pedagno, il pallone gonfiabile che fornisce la posizione dei subacquei in emersione.
OGGI INVECE tocca agli accertamenti su bombole, computer e compressore. Sarà il comandante del nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco di Grosseto, Giorgio Chimenti — consulente della Procura — a dirigere le operazioni peritali (le famiglie Giaimo e Trevani hanno nominato Luca Malentacchi, esperto di subacquea ndr) Un momento fondamentale. Il pubblico ministero Stefano Pizza ha disposto accertamenti tecnici urgenti e irripetibili per verificare se nei residui di aria ci sia qualcosa di anomalo che, a quella profondità possa aver ucciso, trasformando una gita sott’acqua in una strage in mare.

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