Bastia

«Erano come bestie feroci, i soldi non bastavano mai»

 La rapina di Bastia. Il drammatico racconto dell’imprenditore aggredito 
 
 di LUCA BENEDETTI


BASTIA – «Soldi, soldi , soldi…… Chiedevano soldi. E più gli dicevo di no, che non ne avevo, e più picchiavano. Più mi picchiavano e più pensavo che sarei morto. Speravo che quei minuti passassero il più in fretta possibile. Credevo che mi ammazzassero….. ».
Pigiama celeste a strisce blu, infilato nel letto, Giancarlo Abbati, un filo di voce, racconta. Per sfogarsi, per dire che no, altri non devono vivere quello che ha vissuto lui. L’occhio sinistro porta i segni dell’aggressione. Sulla testa le botte sono arrivate con le canne delle pistole. E poi le mazze che hanno colpito al costato, alle braccia, alle gambe.
Il venerdì sera al ”Bugatti” il suo paradiso, il suo night, il locale delle belle donne e delle atmosfere soffuse, in genere andava in scena la serata a tema latino-americana. L’altra sera al ”Bugatti” niente festa. Qualcuna delle ragazze del locale si è ritrovata a contare le mattonelle nel corridoio dell’ospedale di Assisi. Preoccupate e nervose per l’agguato a Giancarlo, 52 anni, una vita passata in giro per l’Europa e gli affari buoni arrivati con i videogames.
Dal lettino vicino alla finestra del reparto di chirurgia, al secondo piano dell’ospedale che in tanti vogliono intitolare a Santa Chiara, Abbati racconta. Racconta, forse, anche quello che ha detto qualche minuto prima al magistrato. Quasi due ore di colloquio, quasi due ore per rivivere quella notte, quelle ore da paura, quei minuti da incubo nella villa di via Romania, un passo dalla Centrale Umbra. La piscina, il giardino curato, molta discrezione e le luci della notte che si accendono all’alba.
«Sono arrivato a casa che erano quasi le cinque. Avevo appena chiuso il locale. No, non ho notato nulla di strano. No, nessun rumore, nessuno che mi abbia seguito dal ”Bugatti” a casa. Una volta che mi sono infilato in garage, non ho fatto in tempo a scendere dalla Bmw che mi sono saltati addosso. Erano tanti: almeno sette. ”Soldi, soldi, soldi….. ”. Non dicevano altro. Poche parole, tanta ferocia, sembravano bestie, non capisco il perché. Ho visto la morte in faccia…».
L’accento straniero, forse albanesi. Prima di chiuderlo nel bagno, lo avevano infilato nel bagagliaio dell’auto. Forse l’idea di tornare al ”Bugatti” per cercare altri soldi. Invece, all’improvviso, il cambio di strategia. Se ne sono andati con la Bmw (ma non hanno neppure toccato un vecchio Mercedes) duemila euro arraffati dalla cassaforte, il rolex d’oro strappato dal polso dell’imprenditore. Duri, rapidi, decisi. Nessun rumore , nessuna sgommata per portare via la macchina. Lavoro da gente esperta. A parte quelle bottiglie d’acqua bevute nell’attesa che l’uomo che della notte ha fatto un business, tornasse a casa. E’ da lì che riparte l’indagine. E’ da lì che i carabinieri cercheranno di trovare un appiglio per arrivare alla banda. E poi la Bmw, ritrovata ieri. Appena un anno fa l’omicidio Masciolini. Anche lì tante ore di vantaggio, pochissimi indizi e tredici mesi di nebbia che ha nascosto un’altra banda che si è mossa con la stessa tecnica e con la stessa ferocia. Chissà se con gli stessi obiettivi.
 

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