Bastia

«Il Centro fiere rischia di non sopravvivere»

L’accusa di Bogliari, presidente della società che lo gestisce: «Il governo, in questa crisi, ha dimenticato le strutture come la nostra»
BASTIA UMBRA «È possibile che tra i provvedimenti adottati dal Governo nei tre mesi dell’emergenza Coronavirus non ci sia stato modo di fare un riferimento ai centri fieristici distribuiti sul territorio nazionale?» A porre la domanda è Lazzaro Bogliari, presidente di Umbriafiere spa, la società che gestisce il centro fieristico regionale dell’Umbria. Si trova con l’attività bloccata dallo scorso febbraio per l’emergenza sanitaria, che ha fermato le attività economiche e costretto i cittadini a non uscire di casa. Quale è il problema di Umbriafiere? «Il fatto che la gran parte delle attività economiche sono state richiamate almeno in uno dei decreti del Governo, mentre i centri fieristici sono ignorati. Le grandi strutture fieristiche forse
possono fare a meno del Governo, ma quelle medio-piccole come la nostra, se si continueranno ad essere ignorate, rischiano la sopravvivenza. Non è accettabile che tutto venga rimandato e i centri fieristici siano assimilati alle discoteche, senza considerare che rappresentano un’importante risorsa economica». Lo scorso aprile, dopo la cancellazione di Agriumbria, si è detto di riprogrammarla a metà settembre. È un’ipotesi ancora valida?
«Certamente sì, perché è la principale manifestazione fieristica, con un fatturato di un milione e 200mila euro e decine di migliaia di visitatori. Molti espositori, in particolare delle macchine agricole, ci chiedono di non cancellare l’edizione 2020 e di programmarla comunque, anche in forma ridotta. Pensiamo ad accessi regolamentati ed ingressi controllati».
Quali sono i dati annuali dell’attività di Umbriafiere? «Le fiere ogni anno sono 14-15, con un fatturato di 3 milioni, più altri sette milioni delle fiere organizzate da soggetti esterni e un indotto di circa 30 milioni di euro. Questa è la stima contenuta in un’indagine del dipartimento di Economia dell’Università di Perugia. Il mio non è il solito piagnisteo, ma una
sincera preoccupazione motivata dalla considerazione che Umbriafiere è un risorsa economica regionale a disposizione degli umbri per promuovere prodotti d’eccellenza. Lo è stata in passato, soprattutto con Agriumbria e potrà esserlo anche in futuro, forse si potrà fare anche meglio. Per questi motivi ritengo che la Regione, come mi è stato detto dai responsabili
politici non sospetti, possa intervenire per determinare il nuovo ruolo del centro fieristico dell’Umbria». Massimo Stangoni

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