L’anno scorso il numero delle aperture ha uguagliato i negozi chiusi
di ADRIANO CIOCI
BASTIA – Luci e ombre sul commercio bastiolo. Le recenti statistiche comunali sul movimento degli esercizi al dettaglio negli ultimi cinque anni, suscitano motivi di riflessione: sono stati attivati ben 190 nuovi punti vendita a fronte di 102 cessati, più modesto è l’incremento nel settore alimentare dove hanno aperto 26 negozi in luogo dei 18 chiusi, ma nel 2003 le aperture (22) sono quasi pari alle cessazioni (20).
«Nessun grido di allarme – avverte l’assessore Luigi Tardioli – in quanto i dati da noi forniti devono essere commentati rivolgendosi allo scenario regionale che appare piuttosto preoccupante. Il saldo locale è comunque positivo è questo conferma il ruolo trainante di Bastia nel settore del commercio. In più c’è la volontà di perseguire la strada della istituzione di nuovi punti di attrazione attraverso la individuazione di categorie attualmente non presenti sul mercato della zona».
Orientamento all’ottimismo non del tutto condiviso dai rappresentanti delle due maggiori categorie di commercianti. Marco Caccinelli, di Confcommercio, ammette che i dati sono la conferma di un ricambio generazionale, ma afferma: «Il mio timore è che ci si getti in queste attività senza la dovuta formazione. I giovani, in particolare, affrontano le loro scelte credendo che il commercio rappresenti un lavoro facile e che sia una via d’uscita contro la disoccupazione. Ma non sempre è così».
Tra i settori con minore attrazione c’è l’alimentare, dove nel 2003 sono state avviate soltanto tre licenze in confronto alle due cessate. Ma qui pesa la presenza dei grandi super-mercati.
Il pensiero di Caccinelli viene confermato da Antonio Serlupini, presidente della Confesercenti di Assisi-Bastia: «Ritengo che l’apertura di nuove attività non venga sempre suffragata dall’applicazione dei criteri logici del commercio. Ai giovani manca un pizzico di esperienza e di sacrificio e vi è una scarsa conoscenza del concetto legato al franchising. Ho notato, inoltre, che sul territorio vi è una eccessiva densità di negozi di abbigliamento ed un certo vuoto di punti specializzati che, invece, potrebbero rappresentare la vera novità. A questo occorre aggiungere che molti consumatori non hanno ancora messo a fuoco il valore della nuova moneta. La tendenza, comunque è quella di spendere meno, o meglio una maggiore oculatezza negli acquisti».
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