Arrestato dai carabinieri: in 5 anni bottino da 75mila euro Aveva anche un dispositivo per aprire le porte blindate
IL CASO Sembrava un fantasma, un ladro silenzioso e rapidissimo, capace di sparire nel nulla dopo ogni colpo. Un “Lupin” nostrano che, per anni, ha seminato il panico negli appartamenti di Perugia, Bastia Umbra e Deruta, portando via contanti, gioielli, orologi e lasciando dietro di sé solo porte forzate e famiglie sconvolte. Alla fine però, nonostante l’abilità da film, è stato incastrato da quello che nemmeno il più scaltro dei ladri può evitare: il profilo genetico. L’uomo, 42 anni, residente a Bastia Umbra, è stato arrestato dai carabinieri della locale stazione dopo un’indagine lunga e complicata. Contro di lui un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Perugia. È accusato di aver messo a segno almeno nove colpi, di cui uno tentato, tra il 2019 e il 2024. Circa 75mila euro il bottino totale. Il ladro agiva con precisione chirurgica, senza lasciare testimoni e senza mai essere identificato. Ma qualcosa, in ogni furto, lo tradiva: piccole tracce biologiche. E proprio quelle tracce, raccolte con pazienza dai militari dell’Arma durante i sopralluoghi, sono state inviate al Ris (reparto investigazioni scientifiche) di Roma. Quelle analisi però restavano senza un volto. Fino a quando, in occasione di un altro reato, il profilo genetico del sospettato è stato inserito nella banca dati nazionale. Il colpo di scena è arrivato proprio in quel momento. Le tracce lasciate sulle scene dei furti sono risultate compatibili al 100% con quel profilo. A quel punto, non ci sono stati più dubbi. Dietro i furti in abitazione che avevano allarmato mezza provincia di Perugia c’era lui: il 42enne bastiolo che si muoveva con disinvoltura tra le case di Perugia, Deruta e della sua stessa città. Durante la perquisizione nella sua abitazione, i carabinieri hanno trovato non solo arnesi da scasso, ma anche telefoni cellulari e un dispositivo per la cifratura delle serrature di porte blindate. Un dettaglio che aggiunge un tassello importante al suo “profilo criminale”: non si trattava di un ladro improvvisato, ma di qualcuno con mezzi e conoscenze tecniche. L’uomo si trova ora nel carcere di Capanne. L’inchiesta è coordinata dalla procura della Repubblica di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, che ha sottolineato il valore del lavoro certosino dei carabinieri e del supporto fondamentale delle analisi scientifiche. C’è voluto del tempo ma alla fine l’incrocio dei dati ha parlato chiaro. Quel profilo genetico corrispondeva a tutte le scene del crimine. Una soddisfazione per chi ha lavorato a lungo nell’ombra, con la pazienza di chi sa che ogni dettaglio può essere decisivo. E una storia che dimostra come, anche i “Lupin” più abili, alla fine possano cadere. Basta una traccia, un errore, un campione di Dna. E la magia svanisce.
Massimiliano Camilletti
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