di Anna Mossuto
Il centrosinistra pare alla frutta. Forse anche al dessert. Lo spettacolo, indecente, di questi giorni è la prova tangibile che più di una coalizione si tratta di un ammasso di partiti allo sbando. Di sicuro c’è che lo schieramento sta pagando la lotta fratricida innescata da Ds contro Ds e dalla Margherita contro la Quercia. Con il resto dei partner a fare da contorno a questo balletto di veti incrociati su candidature che si costruiscono e si smontano come se il gioco preferito dei nostri politici fosse il Lego. Possibile che a meno di una settimana dalla presentazione delle liste il centrosinistra, che regna quasi dappertutto, nella nostra regione, non sia ancora in grado di indicare i “cavalli” su cui puntare, i’ candidati a sindaco che saranno incaricati di amministrare le nostre città più importanti?
E’ veramente assurdo, inconcepibile, quello che sta succedendo anche se la ragione di fondo, che muove la baracca e quindi i litigi e le divisioni, è facilmente comprensibile. Questa gente si accinge a svolgere un ruolo di governo per cui l’interesse in ballo non è di poco conto. Anzi…E il discorso poi è sempre lo stesso: troppi deretani per i posti in palio. E alla fine dei giochi qualcuno, inevitabilmente, resterà a piedi a leccarsi le ferite. Qualche tempo fa abbiamo sottolineato il ritardo con cui il centrodestra cincischiava nello scegliere gli uomini da impegnare nella competizione elettorale di giugno e il ragionamento partiva da una premessa, quella cioè che la Casa delle libertà non aveva nessuna chance di vincere, quindi non si spiegava il perché di una partenza a scoppio ritardato quando c’era stato tutto il tempo per individuare e confezionare un Guazzaloca un po’ dappertutto. Oggi, considerato quello che sta succedendo dall’altra parte della barricata, non è sorprendente constatare che le città sono zeppe di maxi manifesti che riproducono solo le facce dei candidati del centrodestra.
Comunque, tornando al centrosinistra, non è la prima volta che si incarta così. Sembra una vocazione a farsi del male, a crocefiggersi… Senza andare tanto lontano nel tempo basta ricordare l’ultima puntata del riequilibrio: un mese di passione, di minacce di crisi, di scontri istituzionali, di tira e molla ridicoli. Poi alla fine la via d’uscita, ma anche in quel caso Ds e Margherita si erano incartati a dovere. Come adesso.
Sicuramente in queste ore lo sforzo di tutti sarà indirizzato a trovare un accordo per non aggiungere brutte figure a brutte figure. Ma sarà il caso, a bocce ferme, prima o dopo l’appuntamento con le urne, che i leader dei partiti coinvolti nella bagarre si facciano un bell’esame di coscienza, chiedendosi perché e per come si è arrivati a mettere in scena una commedia del genere. Tutto è ruotato intorno alla candidatura a sindaco di Foligno dove i diessini locali quattro mesi fa si riunirono e decisero che il successore di Salari dovesse essere l’attuale vicesindaco Mismetti. Un modo per mettere le mani avanti, piantare la bandierina e annunciare che il primo cittadino doveva cambiare colore. Lì per lì l’uscita fu presa come un’alzata di ingegno, giusto per movimentare un po’ le acque della politica o forse per giocare d’anticipo sul filo delle ambiguità e delle furberie. Un errore di sottovalutazione? Forse. Sarebbe stato meglio ad esempio che il segretario regionale dei Ds Bracco avesse dato l’altolà ai compagni del Topino, magari anche alzando la voce, ricordando loro che in una coalizione le decisioni non vengono imposte ma adottate con il criterio della collegialità nel rispetto della pari dignità di ciascuna forza politica. Invece così non è stato, o forse il messaggio del professore non è stato recepito, del resto non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Il tempo è passato e il patatrac si è consumato, con il rischio paventato o no, di rotture insanabili e di strappi laceranti. E c’è anche chi interpreta quest’operazione come un vero e proprio inizio della campagna elettorale per le prossime regionali e nel mirino ci sarebbe la presidenza della Regione.
Comunque, al di là di come andrà a finire questa storia, se la Margherita correrà da sola o meno a giugno, resta il fatto che questa pagina di politica è stata una delle più brutte finora scritte. Gli appelli al senso di responsabilità sono stati lanciati ma nessuno li ha raccolti. Speriamo che gli elettori siano più sensibili. Anche perché l’indignazione non può essere un optional.
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