Bastia

Indagate sul progetto di 13 anni fà

Bazzoffia: «Troppi punti oscuri sull’ampliamento del depuratore»

LE CIFRE – Nel 1986 1100 ettari: 400 metri cubi, nel 1996 1100 ettari: reflui doppi. Nel 2007 parte l’inchiesta del Noe
— BETTONA —
CE LO CHIEDONO i cittadini che rimangono allibiti da questa vicenda ogni giorno di più. Vogliono che i colpevoli di questo scempio vengano finalmente puniti e chiedono a noi di farci interpreti del desiderio di giustizia. Sanno che prima del settembre 2007 nessun sindaco e nessun amministratore comunale di Bettona ha emanato alcun atto teso a tamponare gli effetti del disastro che si andava perpetrando». Dopo il terremoto politico-giudiziario provocato dall’operazione del Noe «Laguna de cerdos» sulla gestione del depuratore di Bettona, l’attuale vicesindaco Valerio Bazzoffia (con l’immancabile sostegno del primo cittadino, Lamberto Marcantonini) alza il tiro. Lo fa in nome della gente «che si sente truffata — dice — e che, dopo anni, vede finalmente l’amministrazione comunale muoversi per la tutela dell’ambiente». Bazzoffia lo ha fatto presentando un esposto (21 pagine sul tavolo del pubblico ministero Manuela Comodi) nel febbraio del 2008. E il vicesindaco assicura di volerlo fare adesso: «Stiamo valutando l’ipotesi di querelare i consiglieri comunali di Bettona che nella seduta del 29 maggio 1996 hanno approvato il progetto di ampliamento del depuratore, mai portato a termine, nonostante i fondi siano stati eorgati.
Valutiamo di denunciare la Regione che di quel progetto ha curato l’appalto ed il collaudo, la Codep e il collegio sindacale di allora e l’Arpa Umbria». Insomma, lancia in resta. Perché i conti non tornano e quel progetto per il sindaco Marcantonini e il vicesindaco Bazzoffia altro non è che una «truffa» perpetrata ai danni dei cittadini. «Ma non lo diciamo noi, parlano le carte — spiega ancora Bazzoffia, che ha in carico anche la delega all’ambiente —. Solo un esempio, per capirci e dimostrare che ci basiamo solo sui fatti. La Codep dice di avere 1100 ettari di terreni disponibili su cui fare fertirrigazione. Nel 1986 i progettisti della Cooperativa ritengono che tale quantità sia sufficiente a smaltire i reflui prodotti dal depuratore». Quella disponibilità viene riscontrata anche dal consulente tecnico del pm Comodi nella relazione entrata a far parte dell’inchiesta «Laguna de cerdos». «Il dato allarmante — spiega ancora il vicesindaco Bazzoffia — è che con l’ampliamento previsto nel 1996 rimane invariato il comprensorio fertirriguo di 1100 ettari, ma aumenta il carico di liquidi in entrata al depuratore fino a 1200 metri cubi al giorno, contro quelli calcolati nel 1986 che erano di  400 metri cubi giorno». Tanto più che tutti, dal pm al Noe, dai giudi ci del Riesame al Comune, hanno la «quasi» certezza che quei terreni siano disponibili in gran parte solo sulla carta, che la fertirrigazione venga fatta su pochissimi ettari, anche in condizioni climatiche avverse (il consulente del magistrato scrive nella sua documentazione che la reale disponibilità dei 1100 ettari «non è in alcun modo documentata»). Secondo i dati tecnici forniti dall’esperto della procura « per gestire il flusso in entrata di circa 1000 metri cubi al giorno, occorrerebbero al Codep 1854 ettari nelle zone non vulnerabili, ettari 2618 per le zone vulnerabili». Quindi (ed è tra le ipotesi investigative), i liquami non sarebbero stati smaltiti tutti tramite fertirrigazione e, anzi, una parte (anche piuttosto consistente) sarebbe stata sversata nel fiume. «Sono i numeri a parlare — conclude il vicesindaco Valerio Bazzoffia —: se non altro ci devono spiegare come è possibile che gli stessi 1100 ettari necessari nel 1986 per smaltire 400 metri cubi di reflui diventano, con il progetto del 1996, sufficienti ad accogliere il doppio dei liquami? E’ chiaro che i conti non tornano. Lo abbiamo già chiesto una volta e torniamo a farlo: la magistratura indaghi sulle responsabilità di chi ha voluto, approvato e tutelato il progetto di ampliamento del depuratore del 1996».

Ann.A

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