I malviventi avrebbero cercato subito i soldi ottenuti con la vendita di un terreno
A caccia del basista
PERUGIA — I malviventi erano convinti che in quella villetta ci fosse un vero e proprio tesoro. Il denaro frutto della vendita di un terreno, un bel gruzzoletto che faceva gola al «commando» che ha messo a segno la rapina in casa Masciolini, portando alla morte di Luigi, ottantaseienne, e ferendo gravemente la moglie Maria, di 80 anni. Solo così, con la certezza di trovare ben oltre gli 800 euro rubati, si spiegherebbe l’efferatezza della rapina e la violenza della quale sono stati vittima i due coniugi. Ed è per questo che i carabinieri starebbero cercando ancora il basista. Qualcuno, insomma, che abbia assicurato ai malviventi, che poi hanno messo a segno materialmente la rapina, che in quella casa di pensionati, c’era davvero parecchio da trovare. Altrimenti perchè tanta violenza? In cos’altro immaginavano di imbattersi i rapinatori nella dimora di modesti contadini? Per un’azione così precisa e determinata pare ovvio ci dovesse essere dietro qualcosa di più di una pensione o di qualche gioiello custodito caramente. C’era però un terreno venduto, pare, pochi giorni prima dai due coniugi per 250mila euro. Non che il commando sperasse di trovare tutto il denaro in casa, è ovvio, ma avevano la quasi certezza di trovarne almeno una parte.
I rapinatori, 5 o 6 secondo il racconto della moglie di Masciolini, avevano fatto irruzione nella villetta (a due piani, con un orticello, la stalla degli animali e un piccolo terreno) intorno alle undici di sera del 23 settembre del 2004. Avevano subito mostrato la loro ferocia ai due coniugi, legati al letto e imbavagliati. Poi le botte, tante, che hanno causato la morte di Masciolini. Il decesso dell’ottantaseienne, infatti, sarebbe avvenuto per arresto cardio-circolatorio come conseguenza delle percosse e dell’imbavagliatura. Proprio le botte, la volontà di farsi dire a tutti i costi qualcosa che i due anziani non volevano dire, perchè effettivamente non potevano, farebbe ancor più pensare all’idea del bottino voluto dai malviventi. Altrimenti, perchè avrebbero cercato l’oro in una casa «normale» costruita con i sacrifici di una vita, protetta non da una porta blindata ma da una porticina qualunque, di quelle che dividono le stanze? E, anche per questo, torna l’ipotesi del basista. Di qualcuno, insomma, che sia venuto a conoscenza della vendita del terreno e abbia ben imbeccato il «commando». Hanno aperto e rovistato in tutti i cassetti, in tutti gli armadi. Hanno cercato dappertutto, svuotando scatole, scatolette, mettendo a soqquadro l’intera casa. Ma nulla, non c’era niente se non pochi contanti e qualche gioiello. L’accanimento dei rapinatori è durato lo spazio di una notte. Poi i malviventi si sono «arresi» hanno capito che più di quegli 800 euro non sarebbero riusciti a trovare e sono scappati. Hanno tempo per fuggire, molto tempo. I coniugi, infatti, vengono trovati solo nel pomeriggio successivo, da uno dei figli. Una vicina di casa vede la porta aperta, chiama i Masciolini che non rispondono. Si preoccupa e avvisa il figlio che arriva sul posto. Trova il padre morto, con le mani legate sul petto, imbavagliato con nastro adesivo, parecchie ecchimosi sul volto e un violento colpo alla nuca. La donna è in fortissimo stato di choc, gravemente ferita anche lei, legata e imbavagliata col nastro, gettata a terra vicino a un armadio.
I carabinieri assicurano che le indagini non sono concluse. E non si pronunciano su cosa li abbia fatti arrivare ai tre fermi. Ma di certo un particolare, forse un’impronta o una telefonata, deve aver tradito il «commando».
Annalisa Angelici
Erika Pontini
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