Bastia

Minaccia i carabinieri Condannato dal giudice

Rifiuta di sottoporsi all’alcoltest «Vi faccio cercare dai miei amici della banda della Magliana» Un anno e dieci mesi

PERUGIA«Tanto lavoro per il Ministero degli Interni, servizi segreti, vi pentirete amaramente di quello che state facendo… Vi faccio cercare dai miei amici della banda della Magliana… vi faccio vedere io che fine vi faccio fare». Parole rivolte a tre carabinieri, in servizio alla Compagnia di Assisi, che gli sono costate una condanna a un anno e dieci mesi. L’uomo, 41 anni, siciliano d’origine ma domiciliato a Bastia Umbra, era accusato di violenza, minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni, danneggiamento e calunnia. I fatti risalgono a sei anni fa, la sentenza di primo grado del giudice Carla Giangamboni è arrivata ieri: l’uomo è stato anche condannato a risarcire immediatamente i carabinieri (tutti costituiti parte civile nel processo tramite l’avvocato Delfo Berretti) con una provvisionale di settemila euro e al pagamento delle spese legali. Questa la ricostruzione di quanto accaduto secondo il gip, Valerio D’Andria, che aveva disposto il rinvio a giudizio dell’uomo. Il quarantenne era stato fermato per un controllo dai tre carabinieri, tutti in servizio, ad Assisi. Alla richiesta di sottoporsi ad accertamenti tecnico-sanitari finalizzati a determinare l’eventuale stato di ebbrezza, l’uomo si era opposto dando in escandescenze. E urlando frasi del tipo «…che volete da me, mica sono un delinquente», millantando “amicizie“ nella banda della Magliana e un lavoro nei servizi segreti, così come riportato nel capo d’imputazione. Non contento delle parole, era passato ai “fatti“: aveva sferrato un pugno a uno dei tre carabinieri, procurandogli lesioni. E ancora: negli uffici dei carabinieri aveva danneggiato, scagliandola via, la sedia su cui era stato fatto sede. Successivamente, poi, aveva presentato una denuncia contro due dei carabinieri accusandoli di falso ideologico perché, a suo parere, non era in stato di ebbrezza così come sostenuto dai militari. Ora, dopo sei anni, è arrivata la condanna di primo grado.

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