NUOVO AFFONDO Pera, presidente del Senato 
 
 ROMA — «Siamo migliori di chi ci dichiara la guerra santa, non riconosce la parità tra uomo e donna, non ama la democrazia e non considera lo stato laico una conquista». Rilancia il presidente del Senato Marcello Pera, incurante delle polemiche scatenate dal suo intervento al Meeting di Rimini, passato alla storia per il richiamo al rischio del ‘meticciato’. E Pera, anche a Gubbio, al ‘meticciato’ fa riferimento: «Discendiamo da tre colline: il Sinai, il Golgota, l’Acropoli. Ci siamo mescolati ora con violenza ora pacificamente, e il risultato è — osserva con gusto della provocazione — che anche noi siamo meticci».
«Ma — aggiunge — questa è una banalità. Ciò che non è banale e non è elementare è una domanda che molti vogliono ignorare. E cioè se a questo nostro meticciato, per razza e per cultura, dobbiamo far corrispondere anche un’ identità meticcia, cioè indistinta, cioè generica, cioè debole, vaga, cioè alla fine una non identità». La risposta di Pera è un ovvio no. «Certo non siamo perfetti — aggiunge il presidente del Senato — ma abbiamo la fierezza di essere migliori di chi ci dichiara la guerra santa, non distingue la religione dalla politica, non riconosce i diritti universali, non apprezza la distinzione tra morale e diritto e trasforma il peccato in un delitto. Migliori di questi noi lo siamo e dobbiamo dirlo senza paura».
Dagli applausi viene giù la sala, e Pera gigioneggia, apostrofando scherzosamente la platea: «Razzisti che non siete altro…». Ma il discorso era ben serio, il taglio netto. E infatti toccherà a Berlusconi in persona, nel suo intervento all’appuntamento di Gubbio, mettere i puntini sulle ‘i’. «Con le regione dell’area musulmana, con i popoli arabi — osserverà nel suo intervento il presidente del consiglio — noi dobbiamo avere un rapporto di collaborazione e di amicizia. Non ci può essere che la strada del dialogo, bisogna fare di tutto perché il dialogo ci sia. Dobbiamo impegnarci per un dialogo concreto». «In quei territori — prosegue — serve un governo con una scelta giusta e democratica di quei popoli per un futuro di pace. E non invece di fondamentalismo, terrore e guerra come sarebbe se seguissimo la strada della guerra di civiltà, che è un pericolo che incombe ancora». Certo Pera aveva toccato corde sensibili. «Ma davvero offendiamo gli altri se gli diciamo come siamo fatti e perché siamo fieri di essere così?» si era chiesto. Ed era andato oltre. «Alla virtù della tolleranza, che è una virtù debole, passiva, io invito a sostituire una virtù ben più importante e ben più impegnativa e cioè il rispetto». «Del resto — aveva aggiunto Pera — se davvero ci ispirassimo alla tolleranza, perché non tollerare i predicatori d’odio, le classi scolastiche separate, le madrasse in cui si parla arabo, si insegna solo cultura araba, si semina risentimento? Perché non tollerare che sia tolto il crocifisso dalla scuole? Queste cose non solo non le tolleriamo, ma talvolta le consideriamo addirittura reati. Noi non tolleriamo chi non ci rispetta ed ecco perché la tolleranza vale poco e il rispetto vale tanto».
Pera invita a reagire contro l’offensiva terroristica, a difendere i valori dell’occidente. «Bin Laden — aveva osservato — è certo molto diverso da Hitler, ma non c’è ragione per ritenere che sia meno conseguente di lui. Oggi la situazione non lascia scelta. Di fronte al terrorismo e al fondamentalismo l’Occidente o si difende o si arrende. E noi abbiamo dimostrato di non volerci arrendere». Più che abbastanza per far venire l’orticaria al centrosinistra. E uno dei commenti più duri è quello del presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro: «Se il presidente della Camera o il presidente del Senato venissero eletti alla presidenza della Repubblica sarebbe una disgrazia nazionale assoluta». In difesa di Pera è sceso invece il vicepremier Gianfranco Fini: «A me non piace l’espressione ‘meticciato’: si presta ad equivoci e sa di razzismo. Ma quando Pera dice di porsi il problema dell’identità di fondo della Comunità europea, dice parole sacrosante».
Alessandro Farruggia 

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