Bastia

Omicidio di Bastia: «Indole violenta» ma escono dal carcere

Il giudice concede gli arresti domiciliari ai tre ragazzi accusati della morte di Filippo

Nell’ordinanza ricostruita l’aggressione alla loro auto «con armi contundenti»

PER IL GIP GIUBILEI ESISTE «IL CONCRETO PERICOLO DI REITERAZIONE DEL REATO»

IL DRAMMA La follia di Ferragosto

BASTIA UMBRA Dopo quattro giorni nel carcere di Capanne, Brendon Kosiqi, Kevin Malferteiner e Denis Hajderlliu – i tre ragazzi accusatidella morte di Filippo Limini – sono tornati nelle proprie case. Ancora in arresto, ai domiciliari, come deciso ieri mattina dal gip Natalia Giubilei, che in nove pagine di ordinanza spiega sia la convalida dei loro arresti che la modifica della misura cautelare.Il gip ricostruisce a lungo l’ultima ora del 25enne spoletino nella discoteca di Bastia e anche le varie fasi che hanno portato al litigio tra due gruppi e poi all’investimento con l’auto, mentre lui era a terra dopo la rissa, che lo ha ucciso (vedi box).Il giudice riassume tutti i passaggi
e incastra le varie testimonianze, a partire dal giovane che ha raccontato di aver visto «la discussione fra un ragazzo con la camicia bianca e uno con la maglietta scura, poi indicato in Filippo. I due si sarebbero colpiti contemporaneamente con i pugni e Filippo è caduto a terra; aggiungeva che lo stesso ragazzo che lo aveva colpito gli aveva sferrato un calcio al volto, mentre la vettura prima ferma in mezzo alla strada e che ora si trovava nel
parcheggio, partiva in retromarcia facendo qualche metro, si fermava, proseguiva la manovra fino ad urtare il paraurti di una Fiat Panda della Asl lì parcheggiata, per poi ripartire in avanti passando, durante la manovra di
retromarcia, sopra il corpo di Filippo». Tutto questo subito dopo, come ricostruisce il giudice, che i tre ragazzi all’interno dell’auto guidata da Brendon erano stati «raggiunti dal gruppo avversario che li inseguiva urlando, presumibilmente con bastoni o altri corpi contundenti, che accerchiavano la vettura. Immediatamente infatti, venivano rotti il lunotto e i vetri posteriori, mentre altri colpivano la vettura e gli stessi Brendon e Kevin, che avevano i finestrini abbassati». «Denis – si legge ancora nell’ordinanza che riprende un’altra testimonianza, con una versione leggermente diversa -, raggiunto dai vetri del lunotto, scendeva dall’auto e, secondo quanto dallo stesso dichiarato, affrontava uno dei ragazzi, Filippo, che lo avrebbe provocato con un cenno di sfida, mimando il gesto di volerlo strozzare, dandogli un pugno al volto; il ragazzo cadeva all’indietro e, mentre stava rialzandosi, sollevando testa e spalle da terra, sarebbe sopraggiunto un altro ragazzo, del quale (il testimone, ndr) forniva la descrizione, che gli dava un calcio al volto, facendolo ricadere a terra, forse privo di sensi».
La drammatica ricostruzione quindi sarebbe questa, anche se con alcune varianti come quella del quarto ragazzo che avrebbe tirato il calcio, in un film tragico che visto da ogni angolazione e con continui rewind e play finisce in un modo inimmaginabile, il più doloroso e sconcertante, il peggiore. Alla luce di questa ricostruzione, quindi, il gip Giubilei ritiene «correttamente contestato agli indagati il delitto di rissa aggravata, essendovi gravi indizi che portano a ritenere come gli stessi si siano resi partecipi di liti e discussioni». Il giudice poi sottolinea come tutti, a partire da Brendon, avessero bevuto molto (a sei ore dai fatti il suo tasso alcolemico era ancora pari a 0,84):«È verosimile che anche i componenti del gruppo avversario, fra cui la vittima – aggiunge il giudice – non fossero totalmente lucidi». Ribadite anche le esigenze cautelari per «il concreto pericolo di reiterazione del reato; gli indagati infatti hanno dato dimostrazione, nell’occasione, di non riuscire a controllare i propri impulsi violenti, come emerge dalle modalità della condotta, originatasi per motivi assolutamente futili».Ma, mentre vanno avanti le indagini del carabinieri della Compagnia di Assisi per verificare eventuali altre responsabilità, il giudice ha concesso i domiciliari per «l’incensuratezza, la giovane età e, a parte Malferteiner Kevin (per il quale comunque, deve osservarsi,i procedimenti in corso non riguardano delitti contro la persona), la mancanza, per gli altri, di precedenti di polizia, elementi che depongono per un non elevato spessore criminale».Intanto, mentre la famiglia Limini raccoglie l’affetto e la solidarietà di un’intera città, per stamattina è prevista l’autopsia sul corpo di Filippo. Definitivo passo prima dell’ultimo saluto a un giovane che ha perso la vita per uno stupido litigio.
Egle Priolo

«Rissa iniziata nel locale». Buttafuori scombina le versioni dei due gruppi

LA TESTIMONIANZA
BASTIA UMBRA Vodka e champagne prima della rissa, che sarebbe iniziata con una discussione all’interno del locale. A scombinare la versione fornita finora dagli indagati e dagli amici di Filippo Limini Senapa,c’è il racconto di un buttafuori, che avrebbe constatato tensione tra le due comitive già in discoteca. Sentito dai carabinieri, il testimone ha riferito che i due gruppi,una volta usciti (dal locale), «avevano ripreso (la discussione), tanto è vero che lui e altri colleghi –scrive il giudice Natalia Giubilei nell’ordinanza – erano intervenuti per mandarli via ed invitarli a smettere». Un elemento nuovo, quello emerso dal racconto del buttafuori,che potrebbe aprire il campo a nuove ipotesi sulle cause che hanno originato la lite. La zuffa, incrociando i vari racconti, si sarebbe quindi sviluppata in almeno tre fasi (nel locale, appena fuori e nel parcheggio).Nonsipuò quindi escludere che, di volta in volta, siano state coinvolte persone magari non presenti negli altri momenti. Una cosa è certa:dai racconti dei testimoni mancherebbero all’appello diversi contendenti, notati nelle diverse fasi della rissa.Possibile che tra le fazioni si siano inseriti anche «conoscenti occasionali» cioè non riconducibili direttamente all’uno o all’altro gruppo? Del coinvolgimento di alcuni «ragazzi conosciuti durante la serata » parla anche un amico di Filippo, che di fatto conferma l’aggressione subita da due indagati. Il suo racconto si focalizza inizialmente davanti al locale, dove il giovane dice di aver ricevuto «due piccoli schiaffi sul volto» da Kevin Malferteiner, che «per provocarlo » sarebbe sceso dall’auto condotta dal 19enne Brendon Kosiqi, dopo avergli detto in malo modo di spostarsi dalla strada. A quel punto, racconta il ragazzo, sarebbero intervenuti i buttafuori.L’amico di Filippo racconta quindi che «alcuni ragazzi da lui conosciuti durante la serata, vedendolo preso a schiaffi, sarebbero poi corsi verso i due (Brendon e Kevin, ndr) mettendosi a litigare, e che subito dopo la vettura si sarebbe allontanata, con a bordo il solo conducente». Lo stesso testimone riferisce poi di aver udito delle urla provenire dal parcheggio e di aver visto, una volta avvicinatosi, «una rissa con moltissime persone. Un ragazzo del mio gruppo – ha quindi riferito il teste – stava picchiando il passeggero della macchina, quello che mi aveva preso poco prima a schiaffi (Kevin, ndr), mentre altri picchiavano il conducente (Brendon, ndr), che stava partendo in retromarcia ed era salito con la vettura sul corpo di Filippo, caduto a terra dietro la macchina». Soltanto dopo, da un altro giovane, il testimone avrebbe saputo che Filippo era stato steso da un pugno.
Ilaria Bosi

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