Bastia

Ospedalicchio, si riparte dalle impronte

L’inchiesta L’assalto a casa Masciolini dieci giorni fa. Le ipotesi per scovare la banda


Le tracce in camera. E quella macchina bianca


BASTIA UMBRA – Dieci giorni. Passati a setacciare la casa degli orrori, a rincorrere voci, gente che ha ascoltato rumori, gente che ha visto una macchina fermarsi più del dovuto, magari in orari strani. Dieci giorni di dolore, di rabbia. Sono i dieci giorni che hanno cambiato la vita di Ospedalicchio e Bastia Umbra. Sono i giorni passati da quando una banda di belve ha picchiato a morte Luigi Masciolini, 85 anni, Gigetto per gli amici, e mandato in ospedale la moglie, Maria Ragni, 79.
Sono passati dieci giorni da quando venerdì 24 settembre, alle tre del pomeriggio, è stata scoperta l’arancia meccanica di Ospedalicchio. Luigi Masciolini morto nel letto col torace sfondato e Maria Ragni, a terra vicino all’armadio, ferita. Tutti e due legati, imbavagliati praticamente incaprettati. Sono passati dieci giorni e i carabinieri stanno cercando di riempire di indizi sedici ore di buco, da quando la banda che cercava i soldi del vecchio agricoltore è fuggita dalla casetta color granturco, due piani di mattoncini senza pretese a due passi dalla ferrovia.
Gli esperti del Ris hanno passato al setaccio la casa, il campo di granturco, il piccolo giardino e anche la stalla. Era quello uno dei nascondigli sicuri, dove Luigi teneva nascosti i soldi. E lì i banditi non hanno fatto razzia. L’hanno fatta in casa, ma si sono fermati davanti al doppio fondo del comò e se ne sono andati con qualche biglietto, tanto da arrivare non più di seicento euro di bottino. Troppo poco per un’operazione in grande stile, troppo poco per una rapina che, forse, è diventata tragedia perché qualcuno non aveva fatto i conti con la difesa e la reazione di Gigetto, troppo poco per uccidere a pugni e schiaffi un vecchio di 85 anni che del lavoro e della famiglia aveva fatto una ragione di vita. La banda voleva altri soldi? Sapeva dei movimenti di Luigi e Maria? Magari aveva visto l’anziano uscire dalle Poste e dalla banca e chissà cosa ha pensato? Interrogati a cui stanno cercando di rispondere anche gli investigatori e il magistrato, Manuela Comodi. L’inchiesta, dopo dieci giorni, riparte dalle impronte che sarebbero state trovate in casa, impronte che possono essere anche una sorta di firma della banda. Tre, quattro persone, anche se Maria, dal letto d’ospedale, ha raccontato al magistrato di cinque-sei persone che avevano un accento napoletano. Una traccia, anche se labile? Un legame con gli altri assalti, anche ad alcuni alberghi di Assisi, portati a termine sempre di notte e con le stesse modalità? Cioè con le vittime legate e imbavagliate? E può avere una peso il racconto di un amico di Luigi che ha detto di aver visto , qualche mese prima, parcheggiata spesso, lungo il vialetto di casa Masciolini, una macchina bianca con un uomo e una donna dentro?
L.B.

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