di RENATO FARINA
Venite fanciulli, qui la pappa è pronta. Non era obbligatorio. Non era una conseguenza meccanica dell’allargamento dell’Unione Europea, ma una volontà politica. Si poteva infatti fare in modo che Milano e Roma non diventassero la Mecca di chi non ha né arte né parte. I rom di Romania sono emarginati nel loro Paese, considerati dai connazionali una disgrazia da spedire al primo fesso. E chi se non l’Italia di Prodi? Il buon senso diceva che in Italia avrebbero cercato di arrivare per campare più che per lavorare. E se per il cibo provvede la Caritas, per i risparmi serve il furto con destrezza e violenza. Prodi lo sapeva. C’erano allarmi precisi da parte della nostra ambasciata. Tenere lontani i romeni nomadi sarebbe stata alla fine la cosa giusta. Soprattutto per gli abitanti delle periferie destinati ad avere a che fare con l’accattonaggio molesto, e spessissimo con il delitto che non è mai micro per chi si vede spezzata la vita dal trauma di uno scippo che ti sbatte a terra, e in certi casi giunge allo stupro e all’assassinio. Ma anche per i rom medesimi, specie per i loro bambini, costretti ad essere esche da elemosina o ladri. Sul sito beppegrillo.it c’è questa domanda: chi ha condotto le trattative per consentire questi ingressi. Una rispostina ce l’abbiamo: il governo Prodi. Berlusconi nel 2004 decise una moratoria per i nuovi dieci Stati membri sugli ingressi per lavoro subordinato. Esagerò addirittura: per la Polonia patria di lavoratori duri e di badanti in gamba, si sarebbe potuto evitare. Ma che cosa ha fatto Prodi? Ha rinunciato a qualsiasi restrizione per tutti e dieci i Paesi. Con due eccezioni fasulle. Per Romania e Bulgaria ha stabilito una moratoria con deroghe così estese da rendere ridicolo il vincolo. Avanti rom
E dire che si poteva far valere il blocco – come in Gran Bretagna – ancora per cinque anni. Invece: niente. Avanti rom! Potete venire purché dichiariate di essere lavoratori del settore agricolo e turistico alberghiero, di quello domestico e di assistenza alla persona, edilizio e metalmeccanico. È ugualmente prevista l’apertura immediata per il settore del lavoro stagionale. Cioè? Tutti. Libero si permise di lanciare l’allarme: raccolse l’accusa di razzismo dai politici e dai quotidiaani di sinistra. “Linguaggio da Ku-Klux-Klan”, fui personalmente bollato dal direttore di Liberazione Piero Sansonetti. Veltroni sostenne che la situazione di Roma era sotto controllo. Ora noi diciamo: c’è o no un concorso politico, una complicità governativa nell’omi cidio della povera signora Reggiani? Non c’è forse un combinato disposto di presunzione culturale e buonismo devastatore, a caratterizzare l’azione della classe dirigente che ci comanda? Penati – che pure è di sinistra – si mosse diversamente da Prodi e Veltroni in provincia di Milano: polso fermo contro chi va contro la legalità. Per dire che non conta la tessera ma la testa. Adesso siamo al colmo della spudoratezza. Il prefetto di Roma è una persona seria, si chiama Carlo Mosca, capisce che l’emergenza criminale si sta trasformando in un’emergenza umanitaria per molti bambini che non possono certo essere sbattuti fuori mettendone a rischio vita e salute. E allora che fa? Chiede soccorso al cardinal Camillo Ruini, Vicario del Papa per Roma. Testuale: «Domando aiuto alla Chiesa. Ho pregato il cardinal Ruini di mettere a disposizione le proprie strutture». Come direbbero i radicali e Repubblica: interferisce negli affari di un altro Stato. Ci sembrava più laica e repubblicana la proposta di Cossiga di proporre al presidente Napolitano di mettere a disposizione per campi rom la sua tenuta di Castelporziano. Invece no: si chiede la supplenza della Chiesa, mentre le si levano – come ha documentato Libero – le sovvenzioni per cattedrali ed edifici artistici, destinandoli demagogicamente al terzo mondo – cioè a qualche dittatore. E i cocci alle parrocchie
È così questo governo: fa entrare la gente in Italia per fare la figura del benefattore cristiano e ottenere in tal modo i voti di preti, monaci e gente sensibile. Tanto poi i guai di questa amena generosità prodiana se li sobbarcano i sudditi di Ceausescu Prodi, e il mantenimento della truppa di “cittadini neo-comunitari” tocca alle diocesi e ai conventi, i quali debbono provvedere ad ammortizzare il pericolo della spaventosa povertà che si tirano dietro i rom: con alloggi, mense, disponibilità di volontari. Quanti delitti in più ci sarebbero se non ci fossero i preti e le suore a sopperire? Quanti crimini in meno se non ci fosse stata la manica larga di Prodi e Veltroni? Intanto il portavoce giornalistico di Prodi e Veltroni – la Repubblica di Ezio Mauro – organizza campagne contro la Chiesa, perché sull’ospitalità data ai rom e ai barboni paghino le tasse. Questi pretazzi si vergognino: nutrono i rom, e non rilasciano neanche ricevuta fiscale.