Bastia

Scambio di soldi sporchi da far-west Va in scena il regolamento di conti

Speronati e lanciati giù dal terrapieno, arresti e denunce

A Bastia Umbra Ad agosto l’inseguimento per le vie di Bastia e i soldi presi dalla Polo finita giù da una ringhiera

L’ordinanza Due uomini finiscono ai domiciliari (ma negano le accuse) e due denunciati per truffa aggravata
BASTIA – UN INSEGUIMENTO da film a Santa Lucia di Bastia Umbra, in pieno giorno. Una jeep che alla fine raggiunge una Polo e la sperona fino a farla finire su un terrapieno che porta al
ponte sul Chiascio, dopo aver sfondato una ringhiera di ferro. E adesso, tre mesi dopo, i carabinieri della compagnia di Assisi hanno scoperto che si sarebbe trattato di una faida tra bande, una romana, l’altra locale. I due autori dello speronamento che poteva finire in tragedia sono, secondo l’accusa, Eustachio N. e Daniele L., difesi dagli avvocati Mattia Di Mattia e Antonio Luigi Cardamone, ed entrambi incensurati, che avrebbero bloccato la Polo per riprendersi il malloppo di 30mila euro custodito in una busta. Una scena notata da decine di passanti. SONO stati arrestati (ai domiciliari), in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta del pubblico ministero Giuseppe Petrazzini che li accusa di tentato omicidio, rapina e riciclaggio, ma il giudice ha ritenuto di applicare la misura solo per rapina. Avevano concluso – secondo la ricostruzione accusatoria – un affare illegale con due pregiudicati locali, padre e figlio, per scambiare
50mila euro sporchi con trentamila euro puliti. Peccato che i soldi immacolati erano in realtà carta straccia. E per questo i due bastioli, assistiti dall’avvocato Delfo Berretti, devono ora
rispondere di truffa aggravata. IL FATTO avvenne nell’agosto scorso: i due umbri finirono anche in ospedale con qualche lesioni. Di lì le indagini dell’Arma – guidate dal maggiore
Marco Vetrulli – e una perquisizione svolta nella capitale pochi giorni dopo lo spettacolare inseguimento per le vie della tranquilla Bastia. I due, bloccati tra Matera e Roma, dove
risiedono, sono stati sentiti tra lunedì e martedì per rogatoria dai gip di Roma e Matera. Hanno contestato la ricostruzione accusatoria ritenendo che non si tratti minimamente di una rapina,
ma anzi sostenendo di essere loro vittime dell’accaduto: i soldi erano loro. Adesso la decisione ripassa a Perugia. Erika Pontini

 

 

 

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