BASTIA UMBRA – Picchiato, imbavagliato e legato al letto, insieme alla moglie, nella sua abitazione: è morto così Luigi Masciolini, 85 anni, pensionato di Bastia Umbra. Un episodio sul quale indagano i carabinieri di Assisi e Perugia coordinati dal’ sostituto procuratore Manuela Comodi. Riserbo sulle indagini, ma gli inquirenti sembrano non avere dubbi sul fatto che la coppia sia stata aggredita per rapina
Luigi Masciolini, 85 anni e la moglie Maria Ragni, di 79, assaliti in casa da un gruppo di balordi
Legati al letto e picchiati: banda fugge a mani vuote
BASTIA UMBRA – Luigi Masciolini aveva 85 anni ed è morto per difendere i soldi della pensione. Minacciato, picchiato, legato, insieme alla moglie Maria Ragni, 79 anni, al letto nella loro casetta di Ospedaliccchio da una banda di belve. Cercavano i soldi, se ne sono andati quasi a mani vuote, lasciando un vecchio rantolante sul letto e una donna che ha chiuso gli occhi credendo di morire.
“Fuori i soldi”. Ma i due vecchi non ce li avevano. “Fuori i soldi”. E la banda picchiava. “Fuori i soldi”. E li hanno legati. Al letto, Maria vicino a Luigi, legati a polsi e caviglie e imbavagliati. “Fuori i soldi”. E giù botte. Anche con un bastone. Luigi ha cercato di difendere la sua casetta di contadino. Ha cercato di difendere la sua Maria. Ha cercato di difendere i soldi della pensione e i pochi oggetti di valore spartiti da una scatoletta. E’ morto con il cuore spezzato, una ferita al collo e la bocca chiusa dal nastro isolante. Forse è stato fatale un colpo alla nuca.
Quando figlio e nuora sono arrivati, era supino sul letto. Maria stesa in terra, vicino all’armadio. Non sapeva che la sua lunga storia con Luigi era finita la notte prima quando la banda di balordi ha deciso di fare il pieno in quella casetta di due piani, mattoni di tufo, il pezzo di terra salvato dall’espansione della zona industriale e governato con cura tutti i santi giorni. Anche ieri Luigi era atteso dai suoi animali e dalla sua terra. Ma Luigi non s’è visto. Eppure aveva l’appuntamento alle tre del pomeriggio con l’amico che l’avrebbe aiutato a battere il granturco. Luigi era puntiglioso e puntuale, non avrebbe manto un appuntamento in mezzo al campo per nulla al mondo. Quando l’amico è arrivato è rimasto sorpreso a non trovare Luigi ritto in mezzo alla stradello ad aspettarlo. Ed è rimasto ancora più sorpreso quando ha visto che la porta di casa era aperta e non c’era anima viva. Allora ha preso il telefonino, ha chiamato Marcello, che vive a Borgo Primo Maggio. “Vieni, ho trovato casa di tuo padre con la porta aperta. C’è qualche cosa che non va…”
Marcello è partito di corsa con la moglie attaccata dietro. E’ arrivato di corsa, è salito sula rampa di scale che porta al primo piano ha chiamato Luigi. Nessuno ha risposto, allora è andato in camera da letto e ha visto. L’anziana madre a terra, vicino all’armadio. Il padre supino sul letto, il sangue che gli macchiava il collo e una casa che non riconosceva più.
Figlio e nuora hanno soccorso i due anziani, hanno liberato Maria dal nastro isolante, poi hanno chiamato l’ambulanza. Quando il 118 è arrivato, i medici hanno solo soccorso Maria. Aveva il volto tumefatto, la voce tremante e tanta confusione in testa. Per Luigi non c’era più niente da fare. Era appena passate le tre del pomeriggio. Maria dirà ai carabinieri che le bestie sono entrate in casa loro la sera prima, verso le undici e mezzo. Ed hanno cercato di fare razzia, hanno picchiato, forse hanno ucciso, senza pietà, senza un briciolo di cuore. Se ne sono andati praticamente a mani vuote. Nel silenzio della notte appena illuminata dalle luci delle villette che corrono lungo la strada tra Ospedalicchio e Bastiola. Più di sedici ore di vantaggio sui carabinieri che hanno cercato palmo a palmo dentro alla stalla, nel campo di granturco, nel vecchio casello della ferrovia, un segnale un indizio che possa metterli sulla pista giusta. Anche i bastoni con cui i due anziani, forse, sono stati colpiti.
Luca Benedetti
Uno dei figli è arrivato nella villetta degli orrori accompagnato da un amico. I vicini. “Luigi era speciale”
Il dramma di Giancarlo alla vista dei carabinieri: “Papà, no”
BASTIA UMBRA – Giancarlo, l’altro figlio di Luigi e Maria, è arrivato nella casetta che sta a dieci metri dal passaggio a livello di Ospedalicchio, accompagnato da Alessio, l’amico che abita nella villetta al di là della provinciale. E’ arrivato correndo, ha scambiato una parola con la cognata ed ha capito. Non è neppure entrato in casa. E’ scoppiato a piangere: “N000”.
Maglietta grigia e jeans, l’hanno chiamato che stava lavorando nella sua officina di Santa Maria degli Angeli. Non hanno avuto il coraggio di dirgli subito quello che era successo. Solo che la mamma stava bene e che il papà aveva avuto qualche problema. Quello che era successo l’ha scoperto che erano passate le quattro da qualche minuto. E l’ha scoperto in mezzo alle divise dei carabinieri. Giancarlo ha gridato, ha abbracciato un parente, poi ha girato l’angolo della casetta a due piani, come a voler cercare qualche cosa di caro. Poi ancora lacrime, ancora dolore quando è salito al primo piano e ha visto.
Il rettilineo della provinciale che unisce Bastiola a Ospedalicchio è pieno di villette con la terra intorno. Lì si conoscono tutti, tutti si salutano. E tutti conoscevano Luigi Masciolini, una vita passata a prendere vita dalla terra. I maiali, il granturco, le api, gli alberi da frutto. E tutti i venerdì, puntuale, in piazza a Bastia Umbra per andare al mercato. Sempre a bordo della sua vecchia Ape, comprata negli anni ’60 ma tenuta come un gioiello.
“Ma stamattina- ricorda una vicina con le lacrime agli occhi- non l’ho visto”. Luigi era già morto dentro alla casetta che una banda di bestie ha trasformato in un set dell’orrore. Alessio è un amico di famiglia. Ha la casa di fronte a quella dei Masciolini. Una villetta linda e pinta. Racconta: “E pensare che ieri sera, sono andato a dormire verso le undici e mezza. Rumori? Eh, qui se ne sentono tanti. La strada, il treno, chi ci fa più caso. Furti? In tanti sono stati visitati dai ladri. Certo che pensare a Luigi. Amava la terra. Era uno preciso, puntuale, gran lavoratore. Anche alla sua età che poteva prendersela con calma”.
Luigi sul trattore se lo ricordano anche al capannone dove tagliano il marmo. “Sempre al lavoro. Veniva da lì, mi chiedeva aiuto per accendere la fresatrice a mano. Poi tornava tra i campi….”.
Tutti ricordano. Luigi, Maria e i figli: Giancarlo che lavora a Santa Maria degli Angeli e Marcello che aveva una impresetta meccanica non lontano e che adesso sta in pensione. Anche Mario Caproni, l’ex casellante delle Ferrovie , ricorda il buon cuore di Luigi. E ricorda che qualche anno fa tornò prima dal lavoro e trovò casa violata dai ladri. Vetri rotti, disordine e qualche cosa che mancava. “Ma una cosa così non l’abbiamo mai vista. Adesso abbiamo paura”.
La stessa paura per la sua gente la tira fuori il sindaco, Francesco Lombardi. Arriva davanti alla casa degli orrori che sono quasi le sette. Stretto sotto all’ombrello e con la rabbia di chi vede il padre di un amico morire nel peggiore dei modi. “No, non si può andare avanti. E’ assurdo che succeda una cosa così. Avevo chiesto un incontro al prefetto per fare il punto sull’ordine pubblico. Ora quell’incontro non è più rinviabile”. Poi allunga il passo e arriva sull’uscio della casa di Luigi. Il vecchio agricoltore che a Ospedalicchio amavano tutti.
L.Ben.
Ematomi e lesioni sui volto di Maria Masciolini. La donna e ricoverata in ospedale sotto choc
“Sappiamo che qui ci sono tanti soldi”
Così i malviventi avrebbero minacciato i due anziani
Giovanna Belardi
BASTIA UMBRA – Alessio si affaccia dalla finestra e vede la casa di Luigi e Maria. Tutti i giorni. Alessio è l’amico che è arrivato dopo pochi minuti davanti alla casa del dramma. Racconta: “Maria parlava a fatica con i carabinieri. Era choccata”. Ecco il racconto della contadina improvvisamente ritrovatasi sul set di “Arancia meccanica”: “Ci chiedevano i soldi… E ci colpivano. … Parlavano come quelli del sud…”. Poche parole, poi Maria Ragni è finita dentro un’ambulanza che l’ha portata in ospedale. Chissà se ha capito che non troverà più il suo Luigi. Di certo la poveretta è in un profondo stato confusionale, provocato dalla terribile scena che ha vissuto l’altra notte, nella sua casa, mentre con il marito stava andando a dormire. La signora Maria ieri è stata portata al pronto soccorso di Assisi. Presenta ematomi, graffi e lesioni soprattutto sul viso, ma non sono queste le ferite più gravi. La poveretta è riuscita a dire poche cose agli inquirenti che l’hanno sentita in ospedale: ha spesso ribadito che i malviventi ripetevano la stessa frase: “Sappiamo che qui ci sono parecchi soldi”. E il denaro l’hanno cercato, mettendo a soqquadro il piccolo appartamento, ma il “tesoro” non l’hanno trovato. E un particolare sembra creare ben più di un quesito in merito a questa incredibile vicenda: se chi ha avuto il coraggio di picchiare e legare due tranquilli vecchietti cercava con tanto accanimento i soldi e i valori, come mai avrebbe risparmiato i monili che la donna aveva con sé al momento dell’aggressione? Oggetti non di grande valore, sembra, ma il particolare fa riflettere.
Ieri in ospedale è accorsa la nuora, la moglie di uno dei due figli della sfortunata coppia di pensionati. Dalle sue parole sui suoceri è emerso il quadro di una vita tranquilla, tutta casa e lavoro nei campi, che i due pensionati condividevano nella abitazione a ridosso del passaggio a livello. Due anziani come tanti, che conducevano un’esistenza quieta, senza nemici e con gli amici che hanno le persone per bene. Fino a dieci anni fa nell’appartamento al secondo piano viveva anche il figlio più grande. Poi nella palazzina a mattocini erano rimasti solo loro, ma i figli passavano tutti i giorni, anche perché la
signora Maria doveva prendere delle pillole per problemi di salute. Avevano cura di controllare sempre bene chiunque si presentasse alla loro porta, non era gente avventata, anche se viveva con la serenità di chi ha conosciuto la tranquillità di una vita di paese, dove cose del genere si pensava non potessero mai succedere. La signora Maria resterà probabilmente nell’ospedale di Assisi, in quanto il suo stato di salute non sarebbe tale da richiedere un trasferimento. Dopo essere stata sentita dal magistrato, la poveretta è rimasta a lungo al pronto soccorso, confortata dalla nuora e dalla presenza delle forze dell’ordine. Anche se per rassicurarla dagli incubi ci vorrà parecchio tempo.
Caccia alla banda, 5 uomini in fuga
Un sopralluogo prima del colpo. Forzata la porta di casa
Luca Benedetti
BASTIA UMBRA – Sedici ore. E’ il vantaggio che ha la banda di belve che ha massacrato Luigi Masciolini e mandato la moglie, Maria Ragni, in ospedale. Sedici ore, il tempo trascorso dall’ora (presunta) dell’assalto, a quando l’arancia meccanica di Ospedalicchio è stata scoperta. Secondo le poche parole che l’anziana donna ferita (è ricoverata sotto choc all’ospedale di Assisi) ha detto ai carabinieri, il tentativo di rapina è andato in scena verso le undici, undici e mezza di giovedì sera. I soccorsi sono entrati nella casa degli orrori ieri pomeriggio alle 15. E’ quel vantaggio che adesso, con gli elementi raccolti a Ospedalicchio, che i carabinieri del comando provinciale (sul posto il colonnello Renato Gatti) e quelli di Assisi, stanno cercando di annullare. Le parole tremanti dell’anziana donna ferita raccontano di una banda composta da cinque o sei persone che parlavano con accento del sud. Ma non si esclude nemmeno che possano essere extracomunitari. Gli investigatori sono propensi a ridurre almeno di un’unità il numero delle belve. A Ospedalicchio è arrivato anche il magistrato Manuela Comodi, che segue il caso. Avranno un peso i risultati dell’autopsia (mortali le botte o ha ceduto il cuore? 0 l’anziano è morto asfiassiato perché imbavagliato?) sul corpo Luigi Masciolini e i primi rilievi fatti dal medico legale. La banda è entrata nella casa forzando la porta d’ingresso. Non è escluso che nei giorni precedenti possano aver fatto un sopralluogo. Hanno visto, per esempio, che li intorno il buio vince a mani basse. L’ultima luce, a parte un piccolo neon sotto al terrazzo di casa Masciolini, stacca alle 23. E’ quella del marmista che si trova a cinquanta metri dalla casetta. E il viottolo che porta alla palazzina garantisce un’adeguata discrezione. Sempre che i banditi non siano entrati in azione arrivando dal retro, dall’ultimo lembo di zona industriale. I carabinieri hanno passato tutta la zona al setaccio. La Scientifica ha controllato palmo a palmo i due piani dell’abitazione di tufo messa a soqquadro dai rapinatori. In caserma è finito un fucile da caccia di Luigi. E anche una vicina di casa e la figlia che forse hanno sentito il rumore di un’auto che si allontanava.
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