Gli scontri dopo la partita Bastia-Foligno. Assolto per non aver commesso il fatto il supporter accusato di tentato omicidio

PERUGIA Quattrordici condanne da un anno e due mesi a un anno e otto mesi, due assoluzioni. Assolto per non aver commesso il fatto l’operaio di Bastia accusato di tentato omicidio. Si è concluso così, dopo sette anni in Tribunale e venticinque udienze, il processo per la maxi-rissa tra tifosi avvenuta il 6 aprile del 2014 al termine della partita tra Bastia e Foligno. Furono due minuti d’inferno. Tredici imputati erano chiamati a rispondere di rissa aggravata: undici sono stati condannati a quattordici mesi e due sono stati assolti (uno di questi difeso dall’avvocato Francesco Crisi). Altri tre, invece, dovevano rispondere anche di aver utilizzato oggetti atti a offendere: per loro la condanna è stata di un anno e otto mesi. Negli scontri rimase a terra uno dei supporter dei falchetti, ferito gravemente alla testa (anche lui tra i condannati). Da qui l’accusa di tentato omicidio per un giovane bastiolo. Accusa “smontata“ ieri mattina in aula dai legali Delfo Berretti e Luca Maori.«L’impianto accusatorio è privo di riscontri oggettivi – ha sottolineato l’avvocato Berretti in aula –. Non è emerso alcun elemento oggettivo che testimoni la presenza del mio assistito nel luogo dove si è svolta la rissa e non è emerso alcun testimone che lo abbia visto partecipare attivamente ai disordini o che lo abbia visto nelle vicinanze della persona ferita. Non è stato mai trovato il sasso con il quale il tifoso è stato ferito: su nessuno dei quattro sequestrati è stata rinvenuta alcuna traccia ematica». La difesa del tifoso accusato di tentato omicidio ha prodotto in aula anche il video (già mostrato in fase di istruttoria dibatitmentale) ingrandendo e rallentando le immagini. E ha offerto una ricostruzione diversa rispetto a quella dell’accusa. «I periti hanno sottolineato come le ferite riportate dal tifoso del Foligno fossero compatibili con un sasso. Ma non è stato escluso che potessero essere compatibili anche con un altro oggetto, un bastone ad esempio, o con l’angolo vivo del marciapiede – ha sottolineato l’avvocato Berretti –, marciapiede che c’è nella zona della rissa contrariamente a quanto sostenuto dall’accusa. E’ possibile, quindi, un’ipotesi alternativa: ovvero che l’uomo sia stato colpito da un pugno, tanto che ha riportato anche la frattura di uno zigomo, che in seguito al colpo abbia perso l’equilibrio e nell’impatto con il marciapiede abbia riportato le lesioni al cranio». Lesioni che tuttora, a distanza di anni, creano problemi al tifoso biancoceleste. Il collegio (Giangamboni presidente, Sconocchia e Cavedoni a latere) si è ritirato in camera di consiglio per deliberare. Quindi la lettura della sentenza, dopo sette anni e mezzo dai fatti. «Siamo soddisfatti che il collegio abbia aderito alla tesi di questa difesa che ha dimostrato che non c’era la prova, oltre ogni ragionevole dubbio, del tentato omicidio», sottolineano gli avvocati Maori e Berretti. Soddisfazione anche dal Francesco Crisi. Tra i difensori degli imputati anche Manuela Cotugno, Barbara Romoli, Giovanni Picuti, Paolo Favini e Camillo Franceschini.Annalisa Angelici

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