L’inchiesta
di Francesca Marruco
PERUGIA Cocaina in quantità ingenti. Importata dall’estero e spacciata a Perugia, Torgiano, nella zona dell’Altotevere, ad Assisi e Bastia. E’ per questo motivo che la Direzione distrettuale antimafia dell’Umbria ha chiesto il rinvio a giudizio per 26 persone ritenute responsabili di spaccio. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, i 26 indagati – in maggioranza albanesi ma anche egiziani, romeni e un uomo residente a Torgiano – avevano messo in piedi due organizzazioni criminali che provvedevano a tutto: dal reclutamento di pusher in Albania da ingaggiare poi in Italia, fino all’assistenza nella ricerca di un’abitazione e a quella legale. Una peculiarità dell’inchiesta della Dda era stata quella della presenza di veri e propri “telefonisti” reclutati per chiamare i cliente e gestire il più che fiorente mercato dello spaccio perugino e della provincia. Dei veri e propri call center in cui chi parlava al telefono forniva ai clienti le indicazioni per trovare la droga. Nel giugno di due anni fa, in occasione dell’esecuzione delle misure di custodia cautelare, erano stati anche sequestrarti sei chili di cocaina. Nelle due organizzazioni alcuni degli indagati avevano il compito di, sta scritto nei capi di imputazione , “reperire e ospitare i pusher nelle proprie abitazioni, ponendo a loro disposizione le auto per le cessioni di cocaina”. Soprattutto per quando i nuovi spacciatori arrivavano dall’Albania con una fedina penale immacolata e servivano per portare capillarmente la cocaina in città e nei centri della provincia.I presunti pusher sono assistiti, tra gli altri, dagli av Daniela Paccoi, Guido Rondoni, Barbara Romoli, Gloria Volpi, Vincenzo Bochicchio, Donatella Panzarola, Cristian Giorni, Michele Marzoli e Benito De Simone.

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