Contributi col contagocce: gli organizzatori si arrendono
“Dimenticati dagli enti locali, è meglio chiudere”
Luca Benedetti
BASTIA UMBRA – Briciole. Come quelle arrivate dagli enti locali agli organizzatori della 33esima rassegna Assisi Antiquariato. Briciole che non servono per andare avanti, briciole che hanno convinto i soci della Cima srl, la società che allestisce la mostra, ad alzare bandiera bianca. Una decisione presa ieri mattina da chi, conti alla mano, ha scoperto che non vale più la pena ripinare ogni hanno il bilancio, da chi bussa a quattrini agli enti pubblici e si vede rispondere con qualche migliaio di euro. “La rassegna- spiegano alla Cima – rischia di scomparire per sempre a causa della totale indifferenza degli enti locali umbri”. La decisione di chiudere la rassegna è stata presa a maggioranza dalla assemblea dei soci della società che la organizza dalla sua prima edizione. Una decisione arrivata per la “totale indifferenza degli enti locali, Comuni di Bastia Umbra e Assisi, Regione dell’Umbria, Provincia di Perugia e Camera di Commercio”. “Nel corso degli anni “Assisi Antiquariato” – spiega una nota – ha contribuito a migliorare, in Italia, l’immagine dell’Umbria, del territorio di Assisi e Bastia, nonchè quella dello stesso Centro fieristico regionale, ma non abbiamo mai avuto risposte quando abbiamo provato a chiedere una collaborazione. Ci sentiamo abbandonati. A malincuore siamo costretti ad abbassare per sempre il sipario”. La mostra andrà avanti fino a domenica, ma già è iniziata la corsa per salvare l’evento. Ieri pomeriggio il presidente del centro fieristico regionale, Lazzaro Bogliari, ha incontrato i vertici della Cima. “Ho detto che siamo dalla loro parte. Che ci attiveremo per far capire a tutti l’importanza della manifestazione sia sul fronte economico che su quello promozionale. Il centro fiere farà di tutto per difendere una manifestazione che dà un grande prestigio a tutta la Regione. Sono ottimista”. Più freddo il sindaco di Assisi, Giorgio Bartolini: “Non vedo- ha detto- perché dobbiamo essere chiamati in causa. C’è il nome di Assisi, è vero, ma l’evento non si svolge nel nostre territorio. E’ più opportuno che si preoccupi la Regione”.
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