ANSIDERIPAOLOSTATI GENERALI DELLA CULTURA E DEL TURISMO DELLA CITTA’ DI ASSISI 

Per troppo tempo ad Assisi la cultura è stata offesa, trascurata e relegata istituzionalmente a posti secondari fino al punto da non avere un assessorato od essere delega trattenuta tra le altre, dalla massima carica cittadina.

Ciò nonostante i privati, le associazioni ed enti religiosi, in primis Sacro Convento e Pro Civitate Christiana, hanno mantenuto viva l’attenzione sulla città, chi nel ristretto ambito della vita sociale locale, chi esponendola ai riflettori dei media nazionali ed internazionali.

E’ completamente mancato il suggello, lo stimolo, l’incoraggiamento da parte delle amministrazioni locali che tutte, pur nell’apprezzamento di facciata, si sono limitate alla mesta rassegnazione ed alla constatazione (considerata come fatto oggettivo) della propria impotenza economico-istituzionale di fronte ad altre supposte “potenze” locali.

Le ultime amministrazioni non hanno svolto alcuna funzione propulsiva e di sviluppo.

Si è quindi accettato quello che capitava, proposto da improvvisati o furbescamente interessati operatori esterni, perlopiù personaggi in cerca di fama riflessa dal nome di Assisi, portatori di discutibili quando non patetici eventi.

Nel frattempo qualcuno animava la vita cittadina e sempre si spendeva per essa: su tutti Carlo Angeletti.

Il risultato di questo stato è la disgregazione culturale del tessuto cittadino, l’allontanamento reciproco delle esperienze e degli operatori culturali del territorio.

Oggi il risultato è la sofferenza di chi, amando questo luogo perché vi è nato per anagrafica o formazione vede il grande vuoto tra cosa è Assisi e cosa potrebbe diventare nel consesso culturale internazionale e nella locale vita sociale

Nessuna relazione di livello, molta enfasi, astratto e snobistico intellettualismo, e forse grande solidarietà e convivialità del paese, ma assenza di dialogo costruttivo e propositivo nell’unica direzione che conta: che fare?

E tutti, pur continuando ad operare, eravamo, nel nostro intimo, in attesa di Godot.

 

Turismo e Cultura: un binomio apparentemente chiaro, ma che nasconde nodi che vanno sciolti dovuti a possibili, divergenti interpretazioni a seconda della prospettiva di osservazione.

Cultura: termine molto ambiguo su cui ci si dovrà pur intendere

 

Cultura per il Turismo o Turismo per la Cultura?

La cultura è un mezzo per l’incremento turistico e dunque incremento di occupazione e benessere collettivo?

O il turismo, incrementando risorse e disponibilità economico finanziare della collettività, è il mezzo per la crescita e mutazione dell’ambiente culturale?

 

Nel primo caso il turismo sarà declinabile in molteplici forme e se l’obiettivo è la saturazione della disponibilità dei posti letto, allora la cultura sarà uno dei mezzi e qualsiasi altro sarà lecito.

Se viceversa la cultura (intesa come complesso di fattori che determinano e costituiscono un assetto ambientale entro il quale nativi e fruitori esterni, trovano riferimenti emulativi, simbolici e formativi) è l’elemento guida, allora la politica si vedrà costretta a selezionare le varie forme di turismo, i turismi, e quindi dovrà scegliere.

Per fare esempio con fatti di questi giorni nella città di Perugia, come investire 100ml-200ml € del milione di euro arrivati dal governo come “risarcimento” per la mancata candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019? Investirli su Perugia 1416? (in questo caso l’attenzione  pubblica e dei singoli sarà rivolta a discettare su Braccio e su quell’epoca storica) Su Umbria Jazz? Su Festival del Giornalismo? Sulle proloco delle frazioni e capoluogo o resuscitare FestArch? E quale sarà quindi, in questi altri casi, il contesto culturale in cui le nuove generazioni, i nuovi nativi si troveranno a crescere e formarsi, e da cui i turisti saranno attratti?

 

(A questo proposito quanto è arrivato ad Assisi di quell’importo? visto che la candidatura è sempre stata Perugia-Assisi 2019, poi trasformata in solo Perugia 2019 per le regole del bando? Non era stata costituita una Fondazione a tale proposito  partecipata dai due comuni e quindi anche con risorse del comune di Assisi?)

 

La città ha bisogno di confrontarsi, le associazioni, gli operatori, le attività imprenditoriali, ricettive e commerciali devono incontrarsi, devono poter iniziare un precorso di reciproca conoscenza e riconoscimento.

E’necessario un periodo di ricucitura e confronto, non solo e non tanto per permettere ai nuovi amministratori la conoscenza del territorio, ma soprattutto per rinsaldare quel vincolo tra i gruppi, ognuno dei quali, per la sua parte, ha lavorato e sta di fatto lavorando per un incoeso e inconosciuto progetto comune.

Il turismo e la cultura qui sono strettamente legati e le idee ed i progetti di sviluppo che ognuno coltiva nel proprio intimo, hanno bisogno di un luogo di amalgama utile non tanto e non solo all’amministrazione per determinare e condividere le proprie linee guida, ma alla maturazione collettiva di quel corpus che è “l’idea della città futura” .

Se questa analisi ha una qualche minima verosimiglianza e se è vero che la lacerazione è così vasta e profonda, allora occorrerà darsi tutto il tempo che è necessario per trovare la strada. Per reperire la cura, per allestire il progetto. Non si abbia fretta, ma si dia all’attenta analisi ed allo studio il tempo che esigono. Il progetto potrebbe essere un grande progetto, l’obiettivo è molto alto, quindi i mezzi per raggiungerlo devono essere altrettanto solidi e collaudati.

 

Soprattutto le esistenze che vivono la città, credo sappiano origliarne i sussurri e i fremiti: non tutti abbiamo le stesse capacità “uditive”, ma tutti possiamo raccontarci e far conoscere le informazioni che da quella capacità ci arrivano.

Il sussurro è la visone estatica del Luogo che da lontano hanno personalità ed operatori culturali di fronte al richiamo intellettuale e culturale che emana, scorgendone ulteriori inespresse potenzialità.

Il fremito è il confronto con altri luoghi di inferiore caratura artistico-culturale che comunque producono sapienti ed attrattive mutazioni socio-ambientali del proprio consesso cittadino.

Ma sono anche i giudizi e le aspettativa dei fruitori del “prodotto Assisi”, che possono essere rilevati, direttamente dalla propria e privilegiata prospettiva lavorativa, dagli operatori turistici. Quali sono le richieste che vengono dall’utenza turistica? La richiesta, se soddisfatta, può contribuire a quel progetto di mutazione culturale? Il rilevamento di una “propensione al consumo” di un certo”prodotto culturale”, può essere indicativa per l’elaborazione dell’offerta culturale?

E’ necessario cioè che tutti coloro che sono “attivi” per lavoro, per interesse culturale o dedizione volontaristica, trovino per la prima volta un luogo ed un tempo opportuni per un’analisi seria, uno scambio profondo. Primo step per futuri ed eventuali consulenze professionali adeguate.

 

Auspichiamo quindi che si convochino gli STATI GENERALI DELLA CULTURA E DEL TURISMO DELLA CITTA’ DI ASSISI: due giorni, di un prossimo fine settimana, con la massima pubblicità all’evento e non avendo paura di sovrapposizioni, perdite di tempo, fraintendimenti o conflittualità.

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