Copiava prodotti già esistenti, condannata azienda bastiola La sentenza del Tribunale: c’è stata concorrenza sleale
BASTIA UMBRA – Dalla catena di montaggio fino alle carte bollate, passando per bar, locali pubblici e un pizzico di “spionaggio” industriale.
Porta la data dello scorso 15 novembre la sentenza con la quale il Tribunale di Firenze (competente in materia di brevetti) riunito in composizione collegiale (Bruno Rados presidente, Ludovico Delle Vergini giudice e Anna Primavera giudice relatore) ha condannato un’azienda bastiola e raccolto le istanze presentate da un gruppo di imprenditori, assistiti dall’avvocato Marco Bianchi.
Al centro della contesa alcuni banconi frigo da esposizione che il tandem di imprenditori aveva brevettato a marzo del 1995. L’impresa poi condannata, cavalcando l’ipotesi della «sopravvenuta invalidità» sia per «carenza di novità e originalità» sia per il «mancato versamento della tassa di concessione» aveva cominciato a produrre in proprio banconi molto simili a quelli già esistenti, spacciandoli però per una propria invenzione e dunque senza corrispondere nessun tipo di diritto a chi invece li aveva “partoriti”. A gennaio del 2006 il gruppo di imprenditori aveva inoltrato diffida alla ditta, intimandole di interrompere la commercializzazione. La diffida è però rimasta lettera morta, tanto è vero che nel frattempo sembra che di frigo “rubati” ne siano stati prodotti circa 14.000.
Il Tribunale ha messo fine alla querelle. Sottolineando la validità dei brevetti sia dal punto di vista formale (c’ è una proroga fino al 2014) che della «originalità» del prodotto stesso. E ribadendo che i macchinari dell’azienda condannata «costituiscono una contraffazione». Si parla, di una «imitazione servile» che può trarre in inganno il consumatore e che si traduce perciò in un atto di «concorrenza sleale». L’azienda dovrà pagare le spese processuali, rifondere una provvisionale pari a 5.000 euro e pagare mille euro per «ogni violazione successiva alla sentenza». In attesa che siano quantificati i danni di questo “furto”.
di CHRISTIAN CINTI

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