Svelata l’identità dei presunti assassini di Luigi Masciolini. Si tratta di una banda di esperti


Membro di un gruppo nomade residente a Pian di Massiano è padre di cinque figli


FRANCESCA BENE


PERUGIA – E’ un perugino di 33 anni, disoccupato e padre di cinque figli, uno dei tre uomini finiti in cella con l’accusa di essere tra gli esecutori del massacro di Ospedalicchio, il più efferato delitto a scopo di rapina registrato in Umbria negli ultimi dieci anni.
Il raid criminale, messo a punto la notte del 23 settembre del 2004, è costato la vita ad un anziano di 85 anni, Luigi Masciolini, ed ha segnato per sempre la vita di sua moglie, la 78enne Maria Ragni, rimasta anche lei gravemente ferita. Il tutto per un bottino di 800 euro, ciò che restava ai coniugi della pensione d’anzianità.
I presunti responsabili dell’efferato delitto sono stati fermati quasi in contemporanea, in tre città diverse, nella serata di martedì su disposizione del pubblico ministero Manuela Comodi. Ad eseguire le ordinanze di custodia cautelare, i militari dell’Arma di Perugia, coadiuvati da quelli di Assisi, ed i colleghi dei comandi di Genova e Prato, città in cui risiedevano gli altri due presunti criminali. Riserbo assoluto da parte degli inquirenti sulle modalità che hanno portato all’arresto. Una cosa è certa: la riuscita di un’operazione così complessa, a distanza di 14 mesi dal delitto, non può essere stata frutto del caso, ma prevede sicuramente un’attività di indagine delicatissima portata avanti su più fronti. Come ha spiegato il Colonnello Pietro Dimase, nel corso di una conferenza stampa svoltasi ieri mattina, rintracciare l’identità di tre nomadi a distanza di tempo è un risultato non di poco conto. Questo tipo di organizzazioni criminali, nello studiare i colpi, sceglie “operai” provenienti da altre città proprio per rendere più difficile l’identificazione. Nel caso dell’Arancia meccanica di Ospedalicchio non è escluso che a far cadere i tre malviventi nella rete delle forze dell’ordine sia stata una soffiata proveniente dagli stessi ambienti, ovvero i clan di nomadi presenti nelle città di cui facevano parte gli arrestati. Il 33enne perugino è stato interrogato ieri pomeriggio dal gip Claudia Matteini e dal pm Manuela Comodi. L’uomo, assistito dagli avvocati Gianni ed Eugenio Zaganelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sempre nella giornata di ieri si sono poi svolte nelle città di competenza le udienze di convalida dei fermi. I giudici si sono riservati tutti di decidere. L’indagine dei carabinieri del reparto Operativo guidato dal tenete Antonio Morra proseguono a pieno ritmo. Da chiarire oltre alle singole responsabilità dei tre c’è anche la possibilità di giungere all’identificazione di altri presunti complici.

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