UN DIARIO ELETTORALE LUNGO 150 ANNI
E’ un libro dal forte richiamo cittadino, nato da un’idea originale, una ricerca storicamente approfondita e appassionata al tempo stesso, tale da gettar luce su un aspetto importante del passato del nostro comune. Colpisce perché di Bastia ne rievoca gli avvenimenti, la comunità, le persone, le famiglie, l’economia, il lavoro, ne esplora  i rapporti sociali, ne condensa i cambiamenti, il vissuto, la mentalità, l’identità. Parliamo del libro di Antonio Mencarelli  dal titolo 150 anni di elezioni politiche  a Bastia. Personaggi, politica, vicende (1860-2009), Edizioni il Formichiere di Foligno, pagine 280, euro 20,00, illustrato da un ricco apparato fotografico, in vendita nelle migliori librerie e presso l’editore.
Verrà presentato Domenica 16 settembre alla ore 16,30 nella Sala consiliare per iniziativa del Presidente del Consiglio comunale Armando Lillocci e avrà come relatore il prof. Roberto Segatori, docente di sociologia dei fenomeni politici all’Università di Perugia. Interverranno anche il sindaco Stefano Ansideri, l’assessore Rosella Aristei, il sovrintendente archivistico per l’Umbria Mario Squadroni.
Come era l’istituzione comune nelle epoche passate, a partire dall’annessione al Regno d’Italia, nei decenni successivi, durante il fascismo, dopo la nascita della Repubblica?. Chi sono stati gli amministratori di Bastia, dal 1860 al 2012? Come erano votati? Quali le leggi che hanno regolato le scadenze elettorali, le procedure amministrative, le competenze attribuite all’ente locale?
Bastia ha avuto, in un secolo e mezzo, ventidue sindaci, sei commissari prefettizi: di questi ne possiamo conoscere l’età e la professione, la durata in carica, le realizzazioni compiute. Quattrocentosessantanove sono stati i consiglieri, dei quali l’autore ne ha rintracciato tutti i nominativi, unitamente a quelli degli assessori.
L’accuratissimo studio di Antonio Mencarelli, ricercatore universitario a Perugia,  esamina documenti di archivio, delibere di consiglio e di giunta, articoli di giornale,  passa in rassegna le leggi elettorali, i regolamenti, ripercorrendo centocinquanta anni di storia istituzionale di Bastia, un comune che nel 1860 contava tremila anime (ed era tra i più piccoli della Provincia) ed ora ha raggiunto ventiduemila abitanti, risultando uno dei più popolosi della regione.
Molte le curiosità, le scoperte che fornisce Antonio Mencarelli, quando ci squaderna, dal 1860 al 1919, anno dopo anno, i rinnovi dei consiglieri, che per legge andavano effettuati per un quinto ogni anno, e degli assessori (per la metà ogni anno), con il metodo del sorteggio e poi ricorrendo all’esame di anzianità di nomina. Un’ analisi che non trova pari in nessuna pubblicazione di simile argomento e che solo condotta in questa maniera fa capire la profonda mancanza, rispetto a oggi, del concetto di «consiliatura», cioè di «durata» di un mandato sulla base di un programma amministrativo e di un tempo per realizzarlo. Un sistema che si è mantenuto per sessanta anni, fino alla modifica attuata solo dopo la prima guerra mondiale.
C’è poi narrata la vita politica locale a partire dall’età dei notabili al potere, quando gli ammessi al voto erano un numero esiguo e appartenevano alle poche famiglie del posto, antiche, illustri, e a proprietari terrieri. Nasce la Bastia patriottica, con l’uso politico dei rituali, della memoria, delle feste nazionali e cresce la piccola borghesia del commercio e delle professioni. Un ambiente tranquillo, privo di tensioni nelle campagne, dove il socialismo non attecchì.
La crisi che seguì la fine della guerra mondiale portò all’affermarsi della prima amministrazione fascista (aprile 1923) e, dal 1926, al regime podestarile.  E’ messo adeguatamente in evidenza il centralismo predominante (il ruolo del Prefetto e del suo apparato), ma anche  il rispetto per l’istituzione comune, con il ruolo dei funzionari che costituivano il tramite verso la popolazione (il segretario, il medico condotto, il veterinario, l’insegnante elementare, l’ostetrica, e sotto il regime mussoliniano, il segretario politico del PNF.). Politica che aveva i suoi momenti tormentati, con le dimissioni dalle cariche, le piccole beghe locali, le rivalità personali. Ne esce una Bastia ottocentesca fino alla seconda guerra mondiale, poi fortemente desiderosa di entrare nella modernità, con l’arrivo del progresso, con il lavoro nelle fabbriche, con la libera iniziativa. Sono gli anni del duello tra Umberto Fifi e l’ex podestà Francescio Giontella, industriale del tabacco, che si impose per quindici anni con la sua fama di imprenditore di successo. La sua uscita di scena provoca il ribaltamento politico e il lungo periodo (quarantacinque anni, accompagnati da grandi trasformazioni sociali) di predominanza delle sinistre e dei suoi uomini: Lodovico Maschiella, Piero Mirti, Alberto La Volpe, ai quali, dal 2005,  si susseguono Lunghi, Brozzi, Bogliari, Lombardi. Fino al 2009, anno della sconfitta, quando arriva il cambio con la vittoria del centro destra di Stefano Ansideri, in una Bastia ancora più cambiata socialmente e politicamente.
Nei corridoi del palazzo comunale verrà allestita una mostra storico-documentaria, riguardante il tema del libro, curata dallo stesso Antonio Mencarelli, con materiale dell’archivio comunale, della Associazione Pro loco, di privati cittadini. Resterà aperta fino al 30 settembre, nell’orario di apertura degli uffici, e potrà essere visitata da tutti.

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