Operazione dei carabinieri della compagnia di Assisi. Tra le accuse: sfruttamento della prostituzione, immigrazione clandestina e riciclaggio

di Luca Fiorucci

PERUGIA Gli affari valevano almeno mille euro al giorno, per ogni centro massaggi. Dove il trattamento hanno accertato i carabinieri della compagnia di Assisi, andava oltre. Un giro di affari da 350mila euro grazie agli 11 esercizi per i quali il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro, firmando l’ordinanza di custodia cautelare per 22 persone, in prevalenza cinesi, ritenute gli artefici di un articolato giro di prostituzione che dall’Umbria si dipanava anche nelle province di Lodi, Verona, Bologna, Firenze, Prato, Arezzo, Fermo, Ascoli Piceno, Teramo e Brindisi. A Bastia Umbra, da dove le indagini hanno preso il via, a Perugia e a Città di Castello i centri massaggi finiti nel mirino dei carabinieri. Attività di copertura dove, in realtà, veniva sfruttata la prostituzione di ragazze cinesi che, in alcuni casi, nel centro vivevano anche. Sequestrati anche quattro appartamenti, utilizzati sempre per incontrare clienti o per far vivere le giovani, spesso e volentieri clandestine, e diversi conti correnti. Dalle indagini è emerso anche il ruolo di complicità di alcuni italiani indagati che, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbero fatto da teste di legno, intestandosi le attività commerciali di copertura o attivando finanziamenti in banca con cui ripulire i soldi frutto dell’attività illecita. Oltre allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione in associazione tra di loro, agli indagati vengono contestati i reati di favoreggiamento della permanenza e della collocazione di manodopera di clandestini, riciclaggio dei proventi delle illecite attività ed anche la presentazione di false documentazioni al fine di ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. Il modus operandi ricostruito prendeva il via da annunci su siti. Al numero di telefono presente nell’inserzione avrebbero risposti i responsabili dell’organizzazione, che indirizzavano il cliente di turno al centro massaggi più vicino, avvisando poi la donna che lo gestiva di prepararsi all’arrivo di una persona. In questo modo gli organizzatori oltre a monitorare il numero di clienti sarebbero stati in grado di quantificare in anticipo la somma di denaro che poi, periodicamente, passavano a prelevare nei vari esercizi, evitando anche che le ragazze potessero sottrare i proventi dell’attività. Ragazze che sarebbero state periodicamente spostate da un centro ad un altro in modo da offrire ai clienti maggior “varietà“ e per sfuggire ad eventuali controlli. Il loro reclutamento sarebbe avvenuto sempre via internet. Numerosi i clienti “intercettati“, da loro elementi importanti per confermare cosa avvenisse dietro la “maschera“ dei massaggi.

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