L’avrebbe ricevuto per posta nei giorni precedenti l’irruzione dei banditi 
 
 S’infittisce il mistero attorno alla violenta rapina che è avvenuta l’altra notte nella villa dell’imprenditore Giancarlo Abbati, 52 anni, a Bastia, durante la quale l’uomo è stato ferito a colpi di mazze. Nei giorni precedenti l’imprenditore avrebbe ricevuto una busta con dentro un messaggio ben poco rassicurante: un proiettile.
E ora i carabinieri che conducono le indagini (Reparto operativo, compagnia di Assisi, coordina il pm Sergio Sottani) stanno cercando di valutare se questo elemento è da mettere in relazione con l’aggressione subita dall’imprenditore l’altra notte. L’episodio si presta, infatti, a due letture per la dinamica con cui si è svolto. Potrebbe trattarsi di una rapina messa a segno dalla banda (o da una delle bande) che stanno terrorizzando l’Italia e che hanno colpito anche in Umbria: a terni, ultimamente, prima a Tuoro sul Trasimeno e anche a pochi chilometri dall’ultimo episodio, a Ospedalicchio di Bastia: in questo episodio perse la vita Luigi Masciolini, 85 anni e una salute di ferro, stroncato da un infarto per le botte prese dai componenti della banda. Ogni rapina ha delle costanti: i malviventi entrano in casa, usano violenza per spaventare il proprietario e far sì che questo consegni tutto il denaro che ha in casa. Spesso portano via anche l’auto, perchè sono bande specializzate che hanno i contatti giusti per farle sparire. In effetti all’imprenditore sono stati portati tutti i soldi che aveva in cassaforte, circa 2000 euro, un Rolex d’oro e la macchina, una Bmw. E l’uomo è stato picchiato a sangue, anche perchè dentro la cassaforte non c’era molto denaro e, stando a quanto ha raccontato la vittima ai carabinieri, i rapinatori volevano a tutti costi altri soldi.
Ci sono però degli elementi che non collimano con questa ipotesi investigativa. L’auto del rapinato è stata ritrovata a pochi chilometri di distanza dalla villa. Perchè dei rapinatori esperti (non hanno lasciato praticamente tracce se si fa eccezione per della saliva su delle bottiglie d’acqua) abbandonano la parte più consistente del bottino? La Bmw non aveva antifurto satellitare e, comunque, i banditi avevano tutto il tempo per portarla in un luogo sicuro (un camion o un garage schermati, ad esempio): l’imprenditore era stato legato con dello scotch ed è riuscito a liberarsi dopo molte ore, dando così alla banda preziose ore di vantaggio.
Allora, perchè lasciare l’auto sulla quale, poi, possono esserci delle tracce (capelli, impronte digitali etc…) tali da dare altrui elementi in mano agli investigatori? Domande che si stanno ponendo anche gli investigatori e a cui si aggiunge l’ultimo tassello: il proiettile arrivato per posta. Sono collegato fra loro i due fatti? Va considerato anche che Abbati è titolare di un club privato, il Bugatti, di Ponte San Giovanni, frequentato perlopiù da stranieri. E gli investigatori stanno valutando se questi episodi siano una serie di intimidazioni e minacce fatte per spaventare l’imprenditore: si potrebbero configurare, infatti, anche come metodi usati dal racket delle estorsioni.
Il quadro attorno a questa rapina, dunque, diventa sempre più complesso e gli elementi da tenere in considerazione sono sempre di più. C’è comunque una buona notizia: l’imprenditore picchiato a sangue sta meglio, nonostante le fratture alle costole e gli ematomi che ha su tutto il corpo. Le sue condizioni stanno migliorando e non dovrebbero esserci complicazioni.
V. Ug.

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