enrico cioliCHI ERA ENRICO CIOLI TAPPEZZIERE DI 32 ANNI, AVEVA CONSEGUITO IL BREVETTO SOLTANTO DA POCHI MESI

di LUCA VAGNETTI
PERUGIA —NON ERA un sub esperto, Enrico Cioli (nella foto). Aveva preso il brevetto da un annetto circa, ma la passione per le immersioni l’aveva coinvolto sempre più, fino a risultargli purtroppo fatale. La notizia della sua morte nel mare del Grossetano, alle «Formiche», ha presto fatto il giro di Bastia Umbra, città in cui Cioli, 32 anni, viveva e in cui era molto conosciuto anche per via della sua attività lavorativa. La «Linea Cioli», azienda che produce tendaggi, tessuti vari e accessori per l’arredamento a pochi metri dal campo sportivo di Bastia, è un punto di riferimento per molti cittadini bastioli, ora sconvolti dalla disgrazia avvenuta nelle acque al largo di Talamone.
«ERA UN RAGAZZO sempre disponibile, super gentile e con il sorriso sulla bocca», lo descrive un amico che proprio la sera prima della partenza di Cioli per la Toscana aveva avuto con lui un rapido scambio di sms via telefonino. Alle 23.20 il cellulare squilla: «Sei a Fiastra?» chiede a Cioli l’amico, con cui era solito incontrarsi sulle spiagge del lago poco distante dal confine tra Umbria e Marche. Alle 23.58 la risposta di Cioli: «Sono a casa che domani vado a fare un’immersione a Grosseto». In quel momento non può sapere che quell’immersione sarà anche l’ultima della sua vita.
L’ULTIMO ingresso registrato da WhatsApp è delle 4.57; sveglia all’alba per raggiungere Talamone e quel mare che si rivelerà una trappola mortale. Bastia adesso è in lutto. In lutto la famiglia Cioli (Enrico non era sposato e non aveva figli, viveva con mamma e papà e aveva una sorella più grande), in lutto tutta la comunità. Sul profilo Facebook di Enrico restano impressi gli ultimi istanti di vita, felici, in vacanza. Spuntano le foto, torna a fare capolino quella irrefrenabile voglia di ‘diving’, di esplorare i fondali marini con la muta addosso, le pinne ai piedi e la bombola dell’ossigeno in bocca.
TRA GLI SCATTI, anche le immagini di Enrico Cioli e Gian Luca Trevani a Marsa Alam, in Egitto. Sulla spiaggia, poi in acqua a scrutare le bellezze della barriera corallina. Quando la notizia della sua prematura fine si è sparsa, anche la sua bacheca virtuale è stata riempita dai commenti degli amici. C’è chi posta semplicemente una faccetta con l’espressione triste, chi si limita a qualche puntino di sospensione non riuscendo a tradurre altrimenti la tristezza per quanto è successo, chi pubblica una stella.
SENTIMENTI e pensieri semplici, perché semplice era anche Enrico, che adesso chi l’ha conosciuto descrive come il classico «bravo ragazzo» di provincia. Che lavorava e appena poteva prendeva l’attrezzatura da sub e si tuffava nel mare per perdersi tra le sue bellezze. Il mare, però, gli ha giocato un brutto scherzo e se l’è portato via per sempre a poco più di trent’anni.

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