L’opinione dell’ex sindaco Vannio Brozzi in merito al destino fisico del territorio
“Riscrivere il nuovo progetto di sviluppo”


BASTIA UMBRA – Il dibattito interno ai Democratici di sinistra sui destini urbanistici della città ha dato il via a un confronto a tutto campo che ha toccato, con l’intervento di alcune fette dell’opposizione, anche toni aspri. Adesso su quel dibattito si registra l’opinione di Vannio Brozzi, vice presidente del consiglio regionale, sindaco dal 1985 al ’95 e già assessore al comparto.
“Credo che si debba partire da un punto importante. La storia urbanistica di Bastia Umbra è un fenomeno che andrebbe studiato in quanto è uno dei pochi casi in Italia di una città che ha avuto un piano regolatore generale interamente realizzato. E’ finito il piano regolatore – dice Brozzi – ed è finita quell’esperienza che ha guidato certe scelte. Ma non da un punto di vista politico visto che dal voto è uscito un segnale inequivocabile. E’ giunto il momento di dare un’altra prospettiva alla città. Ma partendo da quello che è stato fatto. Mi chiedo: dove sono gli ecomostri? Dove sono gli Schumacher del mattone? Negli anni passati è stato garantito uno sviluppo a un territorio che lo chiedeva. Uno sviluppo che è stato guidato anche attraverso la realizzazione di una importante e funzionale zona industriale, le aree verde, la realizzazione dei centri sociali e degli impianti sportivi. Adesso bisogna farsi una domanda diversa. Bastia può reggere certi ritmi di crescita? E’ questo il dibattito che si è giustamente aperto dentro al partito. Dibattito – dice Brozzi – al quale ho portato il mio contributo. E’ logico poi che le scelte strategiche spettino a chi guida la città con il massimo coinvolgimento di tutti”.
E così l’ex sindaco guarda al nuovo piano regolatore che non deve essere, sostiene, un semplice e recepimento della legge regionale 31 del 1997.
“Non si tratta, secondo me di fotografare i vincoli, definire quali siano le varianti e individuare gli ambiti, cioè ridefinire le zone. La revisione del Prg, invece, intende riflettere profondamente su alcuni aspetti della città attuale con particolare attenzione al dimensionamento del piano, alla viabilità, alla salvaguardia della aree agricole”.
Punti cardini di una città che in trenta anni è passata da poco più di diecimila abitanti a oltre 17mila del 1996 e ai quasi ventimila di oggi e che, secondo Brozzi, sui fronte caldo dell’urbanistica, proprio per infilare meglio il tema della qualità, dei servizi e delle ricuciture del territorio, senza danneggiare le imprese del settore, potrebbe anche prendersi qualche giusta pausa di riflessione. Altro che Schumacher.
“Bastia – chiude Brozzi – deve riscrivere il nuovo progetto di sviluppo e di crescita per i prossimi 20 anni, il quale deve essere tutto nuovo utilizzando in maniera critica ciò che ha fatto nel passato”.


 

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