Denunciato un imprenditore di Bastia Umbra: aveva importato 12mila presidi senza certificazioni
PERUGIA Ha importato da un paese extracomunitario e successivamente immesso in commercio 12mila mascherine e, con l’intermediazione della società di Bari, ceduto agli ospedali senza certificazioni di sicurezza la società di Bastia Umbra finita nella rete dei controlli della guardia di finanza di Foggia che ha denunciato a piede libero il titolare dell’azienda. Si tratta di un 67enne che deve rispondere di «frode in commercio», «frode in pubbliche forniture» nonché per aver immesso in commercio «DPI non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza». La Finanza aveva iniziato a indagare nella primavera scorsa, in pieno lockdown quando le mascherine erano un bene prezioso perché praticamente introvabili ovunque. Le fiamme gialle hanno quindi avviato una serie di controlli per le forniture negli ospedali della provincia foggiana e si sono imbattute anche nell’imprenditore umbro. Gli accertamenti sono terminati nei giorni scorsi con la segnalazione in procura di sette persone tra cui i titolari di aziende che, tra marzo e aprile hanno fornito ai nosocomi circa 45.000 mascherine non a norma del valore complessivo di circa 457 mila euro. Nello specifico 3 persone sono state denunciate a piede libero per «manovre speculative su merci»; 4 persone, invece, per «frode in commercio», «frode in pubbliche forniture» nonché per aver immesso in commercio «DPI non conformi». L’inchiesta ha riguardato oltre al Perugino le province di Foggia, Bari, Taranto e Verona. I militari hanno monitorato una società di Bari che ha fornito 8.000 dispositivi di protezione individuale allegando una certificazione rilasciata da un Istituto con sede in Brasile che non rientrava tra gli organismi riconosciuti e autorizzati dall’Unione Europea e dal Governo italiano; una società di Altamura (Bari) che ha fornito 2.000 mascherine che provenivano da una partita importata da un paese extracomunitario per la quale l’Inail aveva vietato alla società l’immissione in commercio e il ritiro immediato dal mercato della merce. Infine sono finite nei guai tre società di Bari che in un solo giorno hanno ceduto più volte le mascherine determinando un rincaro della merce superiore all’8.000%. Un migliaio le mascherine sequestrate non ancora distribuite al personale sanitario mentre i finanzieri hanno calcato in 158 mila euro circa l’ammontare dei profitti illeciti proposti alla Procura per il sequestro penale.

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