Il presidente: “Fatturato giù dell’80% e i ristori non ci sono. Per fortuna i risparmi del passato”

di Felice Fedeli
BASTIA UMBRA “Umbriafiere rischia il collasso, stiamo dando fondo alle economia fatte negli anni passati per non soccombere”, il presidente Lazzaro Bogliari non ci gira intorno. Di centri fieristici finora si è parlato solo per bloccare l’attività, al pari di discoteche e sale da ballo. “Un accostamento francamente fuori luogo, anche per i protocolli della sicurezza che i centri fieristici hanno adottato. Chiediamo alla politica locale e regionale di continuare nel farsi portavoce delle istanze delle imprese legate al settore fieristico”, chiosa Bogliari, che aggiunge: “La situazione è grave e ci sentiamo completamente soli, il Governo continua a non capire la grandezza del problema per i centri fieristici, un problema che coinvolge tantissime imprese e fornitori, sia diretti che indiretti. Il 2020 è stato praticamente un anno perso con un fatturato ridotto di oltre l’80%.” Lazzaro Bogliari è molto amareggiato e non lo nasconde.
“Non sarà un bilancio facile da redigere e i conti saranno, per la prima volta nella storia di Umbriafiere, in perdita. Abbiamo marginalmente contenuto
il danno con l’attività di organizzazione dei concorsi, di cui siamo diventati una struttura qualificata e specializzata, ma la situazione è grave per noi e per l’intero settore che tra enti fieristici e organizzatori segna una perdita di 2 miliardi di euro”. Sono quattro i dipendenti fissi attualmente tutti in
cassa integrazione, mal’attività di Umbriafiere si spalma sul territorio e coinvolge allestitori, organizzatori e imprese di servizi “Nel caso di Umbriafiere risulta ancora più evidente il danno: nel 2020 sono venuti meno gli oltre 400 mila visitatori e le migliaia di operatori, la maggior parte provenienti da fuori regione. C’è uno studio dell’Università di Perugia, facoltà di Economia e commercio, che quantifica in 30 milioni l’indotto che determinata Umbriafiere. Oggi le strutture fieristiche rischiano seriamente di chiudere se non si prevedono indennizzi valutati sul mancato fatturato. Finora sono stati programmati dei veri e propri oboli con elargizioni spot che creano solo sconcerto. È mai possibile che non si trovi un provvedimento serio e intelligente, utile almeno per coprire i costi fissi il cui peso è diventato insostenibile a causa della mancanza di fatturato? Altri Paesi europei sono intervenuti in modo adeguato.
La Regione, invece, ci sta molto vicina ma non ha fondi a disposizione per affrontare una simile emergenza”.

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