Al centro del procedimento la definizione data a maggio 2019 dell’allora candidata sindaco della Lega

L’assessore è stato querelato dalla consigliera Degli Esposti dopo la diffusione di un messaggio whatsapp

BASTIA UMBRA L’assessore Filiberto Franchi rinviato a giudizio per l’audio whatsapp al vetriolo di due anni fa contro Catia Degli Esposti, oggi consigliere comunale della Lega e allora candidata sindaco della Lega e di alcune civiche. Nel commentare il risultato del primo turno alle elezioni amministrative del maggio 2019, nello specifico la sfida al ballottaggio tra il candidato del Pd Lucio Raspa e la candidata del centrodestra Paola Lungarotti, sostenuta anche da Franchi, l’esponente di Forza Italia aveva testualmente detto “Andiamo coi comunisti al ballottaggio, meglio così che con quella cu**na schifosa”. Un audio che, di chat in chat, era arrivato alla diretta interessata la quale, nonostante le scuse di Franchi, aveva annunciato una querela “per tutelare la mia immagine di donna e di cittadina”. Il processo si
aprirà il 7 luglio e Franchi dovrà rispondere di aver offeso il decoro e l’onore di Degli Esposti (articolo 595 comma 3 del codice penale, per l’offesa dell’altrui reputazione con “la diffusione delle espressioni offensive mediante il particolare e formidabile mezzo di pubblicità della posta elettronica ,con lo strumento del ‘forward’ a pluralità di destinatari”). All’epoca l’assessore (uscente e successivamente rientrante) aveva mandato “nell’euforia del risultato post primo turno”, così spiegava, un audio Whatsapp con gli insulti alla Degli Esposti. Successivamente si era scusato – “Nell’euforia del momento si dicono cose che non si pensano” – e aveva anzi annunciato querela per la diffusione di quello che avrebbe dovuto rimanere un audio privato, ma alla consigliera leghista le scuse non erano bastte.
Degli Esposti aveva infatti spiegato che l’insulto non era frutto dell’euforia, anzi:“Tale insulto personale, questo modo ignobile di appellarmi, circolava già da tempo, utilizzato da più persone”, aveva spiegato la consigliera, ringraziando chi, “consapevole dell’enorme offesa, ha provveduto a girarla, per farla conoscere.
Nel messaggio – sottolineava sempre Degli Esposti – chi parla lo fa al plurale “siamo i numeri 1”. Quindi è rivolto ad un gruppo e non ad una persona. Cosa che tra l’altro mi viene confermata da chi afferma che tale insulto personale, questo modo ignobile di appellarmi, circolava già da tempo. Utilizzato da più persone di quel gruppo politico, che fa capo alla maggioranza uscente. Non si è trattato, quindi, di uno scivolone dettato dall’euforia del momento. L’euforia del momento, semmai, ha tolto i freni inibitori affidando ad un messaggio indirizzato a più persone quanto veniva evidentemente comunicato già da tempo”.

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