L’INCHIESTA
Cinquanta milioni di crediti bonus edilizia, per lavori gonfiati e fatture inesistenti in tema di bonus facciate, recupero patrimonio edilizio e bonus locazioni già riscossi: questo è quanto trapela dall’inchiesta condotta dal Nucleo economico finanziario della guardia di finanza su delega del procuratore capo, Raffaele Cantone, che ha portato al sequestro di 103milioni nei confronti di un’azienda di Bastia la cui attività ufficialmente è quella di commercio di veicoli.
Una società che, secondo gli investigatori, è al centro di un vorticoso giro di acquisti e cessioni di crediti bonus edilizia partito dalla Campania e arrivato fino in Emilia Romagna e Lombardia. Al controllo dei cassetti fiscali relativi ai due imprenditori indagati (umbertidesi a quanto si apprende) e della stessa società, nel giro di un mese e cioè da novembre a dicembre i crediti erano passati da 19 a 103 milioni di euro. Cinquanta dei quali, secondo quanto si apprende, monetizzati in queste settimane,
Un giro impressionante non solo in valore assoluto ma anche, sempre stando alle ipotesi di investigatori e inquirenti, in relazione alla società finita nel mirino degli accertamenti. Per via di movimenti, secondo quanto spiegato dallo stesso procuratore Cantone, «non in linea con l’effettiva operatività aziendale, trattandosi di un soggetto risultato completamente sconosciuto al fisco e privo di capacità economico-finanziaria».
Addirittura, alcuni dei milioni passati per le casse dell’azienda sarebbero stati motivati per lavori alla facciata di un’azienda che secondo quanto hanno ricostruito le indagini avrebbe una sede poco più che fatiscente. Motivazioni alle quali gli investigatori inevitabilmente sembrano credere poco.
LA DIFESA Accuse pesanti, ovviamente tutte da dimostrare. Non solo perché l’indagine è ancora in una fase iniziale, con i finanzieri che stanno ricostruendo tutti i movimenti di cessioni e acquisto dei crediti che partirebbero dalla Campania e da personaggi localizzabili nell’ambito di qualche clan criminale (lo stesso Cantone ha lanciato l’allarme martedì) ma soprattutto perché gli indagati avranno modo di dimostrare la loro completa estraneità ai fatti. Proprio quello che intendono fare non solo attraverso istanza al tribunale del riesame contro il maxi sequestro ma anche, attraverso l’avvocato Delfo Berretti, sottolineare «l’innocenza» del principale indagato e il fatto che non abbia «alcun rapporto con la criminalità organizzata».
Michele Milletti

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