LA STORIA

BASTIA UMBRA Continuare a vivere nella casa della madre dove stava scontando gli arresti domiciliari era diventato impossibile. Un quarantenne originario dell’Assisano riteneva infatti la madre, insieme al compagno, responsabili del suo arresto. Al punto da manifestare in più di un’occasione intenti omicidi nei loro confronti, oltre a dei tentativi di suicidio. Per questo il magistrato di sorveglianza del tribunale di Perugia ha emesso un provvedimento di sospensione della detenzione domiciliare cui era stato sottoposto in quanto assegnato di un cumulo di pene relativi a vari reati commessi negli anni passati. Negli periodici i carabinieri di Bastia Umbra, a seguito di numerosi interventi, avevano accertato che per l’uomo erano venute meno le condizioni di convivenza con la madre e il compagno di quest’ultima.

Un’altra convivenza impossibile, questa volta con la moglie, ha spinto un altro uomo che era ai domiciliari a chiedere di essere portato in carcere. È accaduto diverse settimane fa ad Assisi. «Meglio in carcere che a casa con mia moglie», ha detto agli agenti del commissariato di Assisi chiedendo di essere portato in prigione. L’uomo, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, ha raccontato di aver avuto un diverbio con la moglie con la quale non è andato più d’accordo da diverso tempo ed ha aggiunto di essere ad evadere pur di porre fine alla convivenza. Sentita la moglie, i poliziotti hanno appreso che la coppia era in crisi da tempo e che, non avendo la donna un altro posto dove ed essendo il marito costretto agli arresti domiciliari, devono necessariamente convivere sotto lo stesso tetto.

Massimiliano Camilletti

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