Concluso l’iter in Comune, ora il documento andrà al vaglio della Provincia 
 
BASTIA — La fase di adozione del piano normativo per il centro storico è stata chiusa dal Consiglio comunale l’altra sera che ha esaminato e votato le osservazioni. Il piano ora andrà per il controllo alla Provincia di Perugia e successivamente il consiglio comunale, che uscirà dalle urne del 12-13 giugno, darà il voto finale di approvazione. L’iter così concluso, tuttavia, non potrà assicurare la piena operatività del provvedimento prima dell’emanazione di alcuni regolamenti, che dovranno essere elaborati dall’ufficio tecnico. L’assemblea consiliare nell’ultima seduta, che è stata aggiornata a lunedì per l’esame delle aree in questione, ha voluto chiudere questa fase per dare risposte certe ai cittadini che hanno presentato osservazioni. Sono state 6 le richieste di chiarimento e correzioni, per lo più relative ad interventi mirati e di portata limitata. La più eclatante quella presentata dai residenti di via Gambara per l’allargamento del vicolo fino a 10 metri, che il consiglio non ha potuto accogliere per i vincoli posti dai fabbricati nell’area.
L’osservazione presentata da F.I. sulle superfetazioni è stata invece accolta. Si prevede, in particolare, che la torretta dell’acqua nella rocca baglionesca, attuale monastero benedettino, potrà essere recuperata con l’abbassamento di un metro del manufatto. L’eliminazione di altre superfetazioni potrà essere risolta con la presentazione dei singoli progetti e la valutazione della commissione di qualità. Il piano, quando diventerà operativo, forse riuscirà a riportare l’interesse dei proprietari e delle imprese edilizie verso l’area centro, a condizione che la gestione degli aumenti volumetrici rappresenti un incentivo sufficiente per i soggetti interessati. Un’evidente incognita, invece, riguarda due intereventi di interesse pubblico: l’abbattimento di due piani del palazzo ‘Lucaroni’ che si affaccia in piazza Mazzini e il recupero dell’area ex Spigadoro. Per quest’ultima, infatti, il piano prevede al posto degli attuali 80mila metri cubi dell’ex stabilimento di recuperarne 60 mila, di cui in parte considerevole per servizi pubblici, oltre a quelli privati, residenza e una quota di commercio al servizio dell’area. Dovrà essere il Comune per primo ad intervenire, se intenderà realizzare l’ampliamento degli uffici municipali e magari il famoso «polo della cultura», in agenda da dieci anni.
M.S.

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