I recenti ritrovamenti durante alcuni lavori a Bastiola e adesso una campagna di scavi della Soprintendenza 
 
 
di ADRIANO CIOCI



 


Le ipotesi sulle origini della città potrebbero subire non solo i classici “aggiustamenti”, derivanti dall’arricchimento delle ricerche d’archivio condotte di volta in volta dagli studiosi locali, ma riservare anche qualche buona impennata. E’ il caso dei ritrovamenti archeologici di queste ultime settimane, nella frazione di Bastiola, che consentono di scoprire aspetti mai considerati sotto il profilo della storia e creano tra i cittadini un entusiasmo del tutto nuovo per le antichità.
Venire in possesso, in un solo ”colpo”, di un reperto inusuale, quale la pianta circolare di un edificio, di una stele funeraria di età imperiale, di manufatti in terracotta e monete romane, ha riacceso l’interesse degli abitanti di Bastia per il proprio passato.
Nelle ultime ore si è tenuto persino un ”summit” tra gli esperti della Soprintendenza e quelli del Comune per capire le possibili relazioni tra le fondazioni dell’edificio a pianta circolare, emerso circa due mesi fa in seguito alla sbancamento per la costruzione di un parcheggio, ed i reperti di epoca romana venuti alla luce nei giorni scorsi.


Uno strano edificio a pianta circolare
«Le valutazioni espresse, seppure non definitive – afferma l’assessore alla cultura Giuseppe Belli, delegato dal sindaco a seguire la vicenda – ci aiuteranno a capire l’entità della scoperta. Da un primo esame dei reperti viene da pensare ad un sito piuttosto importante». Le ipotesi sono tutte percorribili e gli elementi, presi uno per uno, lasciano spazio a possibilità tali da far luce su aspetti della storia cittadina sino ad ora poco valutati.
A partire proprio dal muro circolare individuato al centro dell’area di proprietà pubblica. Esso è costituito per lo più da ciottoli di fiume, come altre antiche costruzioni del territorio bastiolo. E’ ipotizzabile che il cantiere da cui siano state estratte le pietre sia proprio l’alveo del Chiascio, il corso d’acqua che scorre a pochi metri dal sito archeologico.
Il primo nodo da sciogliere è, appunto, l’identificazione di questo circolo murario: forse si tratta del basamento di un tempio romano sul quale potrebbe essere stata successivamente innalzata la chiesa di San Nicolò del Ponte.


Il muro con ciottoli di fiume
Lo storico Antonio Cristofani ne faceva già menzione: «…trovasi questa chiesina in capo ad un borgo contiguo al ponte sul Chiagio, che chiamasi comunemente Bastiola». E le ossa umane ritrovate, risalenti probabilmente a tre secoli fa, potrebbero essere state custodite proprio a San Nicolò.
Se l’ubicazione della chiesa trovasse, invece, altra localizzazione, il basamento circolare di 16 metri di diametro andrebbe ad alimentare altre ipotesi, come quella di un monumento funebre, avvalorabile per il rinvenimento in loco di una stele di epoca imperiale con incisioni che farebbero riferimento ad un giovane defunto all’età di 19 anni. Al vaglio degli esperti sono anche le quote del sito: 202 metri sul livello del mare, ovvero uno dei luoghi più elevati dell’intero territorio bastiolo.


Via agli scavi dopo ferragosto
«Certo è – dice l’assessore Belli – che faremo piena luce sul ritrovamento. Sin da ora posso dire che l’amministrazione comunale garantirà il finanziamento degli scavi successivi, da compiere con celerità sia per la ristretta area sino ad ora interessata sia per sfruttare i mesi estivi che consentono una più agevole attività».
E Belli aggiunge anche: «Ci poniamo come partner della Soprintendenza, alla quale chiediamo soltanto che tutti i reperti già recuperati e da recuperare vengano affidati al Comune. Siamo pronti a seguirne le indicazioni affinché si possa, un domani, realizzare una struttura o un parco archeologico che esprima una degna valorizzazione. Aspettiamo le direttive della Soprintendenza anche per porre in sicurezza immediata l’intera area che, comunque, è stata già delimitata e chiusa all’accesso».
Tra le voci ufficiali vi è quella di Teresa Morettoni, direttrice dei musei diocesani: «Quello che di certo posso osservare è la forte volontà con la quale si vuol giungere a fare chiarezza sulle ipotesi sin qui valutate. Gli scavi ulteriori, scientifici e sistematici, avranno inizio subito dopo ferragosto, sotto la direzione della Soprintendenza. Un’azione di questo tipo darà risposte sicuramente confortanti. Le strade per ora percorribili sono due: la prima è che il cerchio di 16 metri di diametro potrebbe rappresentare la base di un mausoleo piuttosto importante; la seconda è quella di una cisterna per la raccolta delle acque, sempre di epoca romana. Improbabile, invece, è la tesi che si collega al basamento della vecchia chiesa di San Nicolo del Ponte».


La riscoperta ”Insula romana”
Uno tra i tanti nodi da dipanare è questo: perché un mausoleo imponente in un’area poco ”appetibile” sotto il profilo urbanistico antico, seppure luogo di transito tra Perugia ed Assisi? Una possibile area sepolcrale (ritrovamento della stele e delle ossa umane) potrebbe far pensare ad una necropoli in stretta relazione con il municipio di Asisium? Certo è che la vicinanza con il Chiascio, ed il fenomeno delle inondazioni, avrebbe causato gli inevitabili riempimenti di terriccio all’interno della base circolare del monumento.
«Tra le ipotesi suggestive – interviene Giuliano Monacchia, cultore di storia locale – ci sarebbe anche quella di un ripensamento delle intere vicende dell’Insula Romana prima dell’anno Mille. Ma in questo momento il mio pensiero va alla portata della scoperta, che non è sicuramente da sottovalutare. Come consigliere comunale di minoranza ho già inviato una mozione al sindaco nella quale chiedo l’attivazione di una commissione con delega specifica alla documentazione di tutto quanto possa raccontare la storia di Bastia e del suo territorio. Per troppo tempo gli aspetti architettonici di questa città sono stati trascurati».


Persi in passato tanti monumenti
Il riferimento di Monacchia va alla mancata conservazione di molti monumenti del passato, all’abbattimento di autentici tesori facenti parte anche dell’archeologia industriale. Egli stesso, attraverso la formazione di un comitato denominato ”Salviamo il salvabile” e successivamente con la creazione dell’associazione ”Muro degli Orti”, aveva voluto lanciare un chiaro monito agli amministratori di questa città. Oggi, per la solerzia con cui stanno operando davanti a queste ultime scoperte, sembrano aver imboccato la strada della totale sensibilità.
 

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