PERUGIA Da una parte ci sono le carte dell’inchiesta che parlano, dall’altra quelle dei Comuni che raccontano. Dall’inchiesta spunta un super testimone per l’inquinamento del torrente Mussino, quello sfregiato dal percolato che fuoriusciva dalla discarica di Pietramelina. Un imprenditore della zona, una volta saputo dell’inchiesta, ha bussato alla porta della Forestale e ha raccontato. Che lui aveva l’appalto per portare via il percolato, è stato costretto ai doppi turni degli operai perché ce ne era tanto. Ma in alcune circostanze di percolato da portare via ce ne era molto di meno. E il supertestimone è arrivato alla conclusione che quel percolato poteva solo finire nel Mussino con una sorta di sversamenti controllati. L’azienda è finita in pezzi perché l’imprenditore si sarebbe messo contro le scelte di Gesenu.
Altre carte, invece, raccontano che ci sono Comuni (Bastia lo ha anche scritto alla Finanza) che si sono trovati fatturati servizi non fatti o fatti a singhiozzo. in quel caso erano stati messi in fattura più cassonetti di quelli utilizzati. E poi c’è il braccio di ferro con alcuni servizi per il Comune di Bettona.
Benedetti e Milletti a pag. 47 de IL MESSAGGERO

Scandalo rifiuti, i Comuni: «Strapagati servizi mai fatti»

LA PARTITA

Un po’ dentro l’inchiesta spazzatura d’oro connection e un po’ dentro la storia, le lamentele dei Comuni per servizi pagati e mai fatti (o fatti a singhiozzo, ma finiti in fattura a costo pieno) diventano una chiave importante non solo per chi ha indagato, ma anche per capire quello che ha girato intorno al mondo Gesenu.
Perché l’inchiesta di Forestale e Finanza coordinate dal pm Valentina Manuali della Dda sull’affare dei rifiuti e della raccolta differenziata col trucco, sono uno spaccato nero della placida Umbria.
Un caso è finito dentro alle carte dell’inchiesta. Forse non ha avuto un peso penale, ma ha certamente aiutato a capire.

E il caso è quello del Comune di Bastia che ha messo in piedi un braccio di ferro per alcuni servizi che sono stati contestati. Tanto che nel pacchetto di documenti che da Bastia sono pariti per la Tributaria della Finanza, c’è la storia di note di credito per 420 mila euro. Significa che il Comune non ha riconosciuto i servizi fatti e l’amministrazione guidata da Stefano Ansideri(sulla partita rifiuti braccio e mente è il vice Francesco Fratellini), ha chiesto uno sconto che è quasi in dieci per cento di un anno di costo del servizio che si aggira sui quattro milioni. Giusto per capire se le accuse reggerà fino in fondo, quanto il trucco abbia pesato sulle casse dei Comuni e quindi sulle tasche dei cittadini.

Il Comune di Bastia ha contestato (tra le note di credito ce n’è una di Gest del settembre 2011)servizi non fatti a regola d’arte e imputazione dei costi che non erano ritenuti corretti. Quali? Per esempio cassonetti conteggiati in più o modifiche dei servizi per aggiustare il tiro che sarebbero stati conteggiati due volte. Tra Bastia e il gestore l’accordo è stato chiaro: nessun rimborso ma usare quei soldi per coprire il territorio con la differenziata e far salire la percentuale di copertura dal 35% al 55%. Ma il Comune di Bastia nel raccontare, come chiesto dalla Finanza, cinque anni di fatture, delibere per l’importo delle bollette e contestazioni (se ci sono state) dei rapporti tra cliente e affidatario del servizio (sullo sfondo c’è sempre il mega appalto d’ambito da un miliardo di euro), ha spiegato anche cosa fossero quelle note di credito. Ma non solo. Perché nelle assemblee dell’Ato sempre da Bastia, sempre per bocca di Fratellini, sono emersi dubbi. Per esempio sui costi degli automezzi usati per raccolta e smaltimento dei rifiuti, dall’ammortamento all’usura delle gomme al costo del carburante, al consumo di carburante. E qui Bastia avrebbe fatto dei conti anche sul costo al chilometro. E dentro l’assemblea dell’Ati non c’è stati identità di vedute tra chi domandava e chi rispondeva. Per esempio: perché nella scheda sarebbe stato indicato un consumo di 0,8 litri per chilometro? Un tir da 44 tonnellate, è stato spiegato, ha un consumo medio di un litro, è stato detto davanti all’assemblea dell’Ato, per percorrere 2.5 km (i mezzi moderni arrivano 3) e quindi il consumo sarebbe di 0,40 al chilometro. Cioè la metà. E poi dubbi sull’Iva contabilizzata o meno nel costo del carburante. Politica, è vero, quando c’è l’assemblea dell’Ato, ma i dubbi sono rimbalzati anche nell’indagine. E Bastia ha rilanciato nelle carte inviate alla Finanza ed esaminate dalle Fiamme Gialle sulla contestazione dei costi legati ai servizi.
Un altro Comune che ha affrontato la sfida dei costi è quelli di Bettona, centrodestra come Bastia. Il sindaco Lamberto Marcantonini, conferma: «Durante la mia prima legislatura c’è stata una contestazione dei servizi per due anni pari a centomila euro. Il motivo? Non venivano puliti i vicoli come previsto. E non tornavano i metri quadrati dello spazzamento, per esempio delle piazze». Una vertenza da duecentomila euro(per due anni) che Marcatonini stima pari a circa il 15% del costo totale del servizio pagato dal Comune per tenere pulita Bettona. Come è finita? Cambiate le giunte, cambiata la partita. E Marcantonini quando è tornato a palazzo ha trovato la pratica chiusa. Ma non c’erano soldi in più nelle casse del Comune, anche se lui non lo vuol dire.
PERUGIA ATTACCA
Si muove la giunta Romizi. Ancora nota, ieri pomeriggio, con replica ai Cinquestelle: anche la Muraro ha esaminato gli impianti usati da Gesenu. Tackle violento sull’assessora di Roma della giunta Raggi. Ma non solo. La Muraro era stata chiamata come esperta per verificare la congruità dei costi inseriti nel servizio Tari. Ma la giunta Romizi spiega che la Muraro «non ha mai prodotto la relazione richiesta» tanto che i consiglieri di parte pubblica ne aveano chiesto la revoca.
Ma in una pagina e mezza che Carmine Camicia (capogruppo Cor) boccia come fuori tempo massimo tanto da chiedere al sindaco Romizi di togliere le deleghe al vice Barelli, mette qualche punto che racconta meglio il grande mondo, a volte grigio dei rifiuti. Per esempio: «L’amministrazione comunale sia direttamente che tramite propri rappresentanti i seno alla Gesenu, ha lavorato per la sostituzione dell’ingegner Sassaroli (arrestato, è ai domiciliari, ndr) al quale, tuttavia, erano state rinnovate le deleghe dagli amministratori straordinari nominati a seguito dell’interdittiva antimafia». Da palazzo dei Priori spiegano che il 29 ottobre Gesenu aveva informato il prefetto Raffaele Cannizzaro che Sassaroli non avrebbe più ricoperto il suo incarico entro la fine dell’anno.
Il Comune, visti gli sviluppi giudiziari del caso Gesenu («in gran arte per fatti legati a fatti avvenuti prima dell’insediamento di questa amministrazione») è pronta a tutelare gli interessi dei cittadini di Perugia. Cioè dalla costituzione di parte civile nell’eventuale processo alla richiesta danni tutta la gamma delle opzioni sono sul tavolo. Ma i grillini rilanciano con Cristina Rosetti che replica al centrodestra umbro: «La verità è che su Gesenu Romizi è stato a guardare».
Sul caso Gesenu tornerà a muoversi la commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti. In calendario nuovi incontri in prefettura.
Luca Benedetti

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