NELL’AUTO della madre con lo spacciatore e l’eroina. Centouno dosi in tutto, alcune nascoste persino nel reggiseno. Si tratta di un pregiudicato tunisino, irregolare, e di una parrucchiera italiana residente a Bastia Umbra: in tutto avevano 101 dosi di eroina I carabinieri hanno arrestato nelle ultime ore una parrucchiera di Bastia Umbra e un pusher tunisino — entrambi di 27 anni — a Bosco. La macchina sulla quale viaggiavano è stata seguita fin da Ponte San Giovanni, i militari hanno assistito alla cessione di qualche dose a un tossicodipendente vicino all’uscita della E45, prima di intervenire e accompagnare i due in caserma dove successivamente sono stati arrestati. Il giudice Marco verola, come chiesto ieri in udienza dal pubblico ministero Michela Turchetti, ha convalidato il provvedimento della misura cautelare in carcere per lo spacciatore nordafricano, imponendo invece l’obbligo di firma alla giovane che secondo la procura ha avuto un ruolo secondario nell’attività. I reati contestati riguardano la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Un altra spallata al traffico di droga da parte dell’Arma — le indagini sono state svolte dai carabinieri di del nucleo operativo di Todi e quelli della stazione di Marsciano — che oltre ai provvedimenti restrittivi adottati nei confronti degli indagati ha sequestrato circa 17 grammi di eroina purissima. Dagli accertamenti è stato possibile quantificare il numero delle dosi che potevano essere prodotte con quel quantitativo di eroina: centouno, è scritto nelle carte dell’accusa. Durante le perquisizioni — avvenute a Bosco — è spuntata la droga. Gran parte di quella che successivamente sarebbe stata sequestrata era nell’abitacolo dell’utilitaria guidata dalla ragazza, un altro po’ era stata ceduta al tossicodipendente (a verbale ha dichiarato che non era la prima volta che si riforniva dal maghrebino arrestato), la restante invece era nascosta nel reggiseno dell’indagata, incensurata e tossicodipendente. Era lei al volante della macchina — come detto dagli accertamenti è risultata essere di proprietà della madre — mentre lo straniero le sedeva a fianco. Quest’ultimo — difeso dall’avvocato Alberto Catalano — è già conosciuto alle forze dell’ordine, la ragazza è difesa da Guido Rondoni.
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