BASTIA GRAVI PROBLEMI PER LA STRUTTURA NATA NEGLI ANNI ’90

Il parroco: affittiamo qualche locale oppure è la fine 

 CENTRO ANZIANI L’associazione dedicata alla terza età conta su oltre 500 adesioni 

BASTIA-L’ASSOCIAZIONE «Casa Chiara», nata negli anni ’90 dal mondo cattolico per raccogliere adesioni tra gli anziani e per promuovere iniziative a favore della terza età nel comprensorio di Bastia e Assisi, oggi rischia di perdere la sede in cui è nata e si è sviluppata, fino a diventare una delle strutture più note e frequentate del territorio. «Casa Chiara» conta oltre 500 soci e dispone di una sede, una palazzina a tre piani, immediatamente adiacente alla chiesa parrocchiale che si affaccia sulla centrale piazza Mazzini, frutto di una donazione della famiglia Petrini alla parrocchia, mirata a sostenere iniziative per gli anziani. Un punto di riferimento, insomma, per centinaia di famiglie di Bastia e dintorni.
QUELLO ATTUALE è un periodo economicamente difficile e un po’ tutte le associazioni di volontariato, anche quelle religiose, soffrono per carenza di fondi. «Casa Chiara», purtoppo, non fa eccezione: la struttura di Bastia si trova nella condizione di non avere risorse finanziarie sufficienti a fronteggiare le spese annuali (circa 30mila euro).
Lo ricorda in una lettera il parroco, don Giuseppe Pallotta, che ha voluto apertamente informare i soci sullo stato dei fatti.
Gli appartamenti affittati (solo 5 su 12 disponibili) non coprono più le spese e così si è pensato di affittare anche una parte dei locali al piano terra, che sono nella piena disponibilità dell’associazione, per coprire le entrate mancanti.
«UN SACRIFICIO — spiega il parroco —– che giustifica la scelta. Altrimenti si rischia, non riuscendo più a pagare il mutuo, di vedere passare l’immobile nelle mani della banca creditrice». Contro questa ipotesi, però, si è schierato il presidente di «Casa Chiara» Giorgio Giulietti, dirigente bancario in pensione, che secondo alcuni esponenti dell’associazione starebbe creando una difficoltà ulteriore senza però offrire un’alternativa valida e praticabile a quella sostenuta dal parroco. Don Giuseppe conclude la lettera ai soci ribadendo che l’unica ipotesi possibile per salvare l’immobile e l’associazione è quella da lui indicata. Ovvero: affittare alcuni locali per non dover abbandonare tutto.

 di MASSIMO STANGONI

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