L’UVISP (Unione volontariato internazionale per lo sviluppo e la pace) – organismo non governativo fondato e diretto da p. Giorgio Roussos – organizza un ciclo di conferenze (per un totale di 3 incontri) sul tema: “Custodire e coltivare il creato per un futuro sostenibile”. Gli incontri, cui tutti sono invitati a partecipare, saranno guidati e coordinati dall’ing. Stefania Proietti della Commissione Diocesana per la Pastorale Sociale il Lavoro e la Custodia del Conoscere la questione ambientale per agire: è lo scopo di questo ciclo di conferenze che avranno luogo presso la sede UVISP di Bastia (zona industriale ovest – settore H). Ecco l’articolato programma che è stato predisposto dagli organizzatori: 3 dicembre 2013 (ore 21) – “La questione ambientale su scala locale a globale” – relatore: ing. Stefania Proietti; 11 dicembre 2013 (ore 21) – “ Si può fare! Dalla riflessione all’azione” – Cosa possiamo fare nella vita quotidiana per risolvere la questione ambientale, con la partecipazione dei giovani che seguono il progetto nuovi stili di vita nella Diocesi di Assisi-Nocera Umbra e Gualdo Tadino – relatori: ing. Stefania Proietti, Francesco Fasulo, Roberto Tomassini; 18 dicembre 2013 (ore 21) – “Custodire il creato per un futuro sostenibile” – Una riflessione teologica con la presentazione del volume “Custodire il creato. Teologia, etica e pastorale” – relatori: ing. Stefania Proietti e uno degli autori del volume.

Chi è Stefania Proietti

L’ing. Stefania Proietti è nata ad Assisi (PG) il 05/01/1975, dove vive attualmente. Ha conseguito presso l’Università di Perugia la Laurea magistrale in Ingegneria Meccanica, un Master di II livello in Gestione dei Sistemi Energetici e il Dottorato di ricerca in Ingegneria Industriale. Autrice di oltre 40 pubblicazioni scientifiche ed inventrice di brevetti nel settore energetico, coordinatrice di progetti di ricerca e relatrice a convegni nazionali e internazionali, dal 2007 è professore ad incarico di Economia nel corso di laurea in Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Perugia. Nel 2010 è stata candidata come autore per la redazione del Quinto Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici redatto per le Nazioni Unite dall’IPCC. Nel 2006, 2011 e 2012 ha relazionato  per l’Università di Perugia sulle tecnologie per la riduzione dei gas serra alle Conferenze delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Dal 2012 è Peer Reviewer del Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici. Dal 2012 è stata nominata Coordinatrice delle attività di Capacity Building del progetto SHARE dall’Istituto di ricerca EvK2CNR. Attualmente è Carbon Trader Specialist presso la Asian Development Bank, nella task forse che sta elaborando le regole per il nascente mercato delle emissioni di Pechino. Dal 2010 è componente del Gruppo Custodia del Creato della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) e membro della Commissione Problemi Sociali Lavoro della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino con delega al settore ambiente. Ha coordinato l’organizzazione della celebrazione nazionale della 8° Giornata Nazionale della Custodia del Creato indetta dalla CEI, svoltasi ad Assisi e Gubbio (1 settembre 2013). Ha partecipato alla 47° Settimana dei Cattolici Italiani (Torino, 12-15 settembre 2013) in qualità di segretario dell’assemblea tematica “Abitare la città”.

 

La crisi ambientale – come ha sottolineato Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2010 – si impone nel nostro presente con tutta la sua drammatica evidenza e forza, colpendo gli ecosistemi più fragili. Ma la triste esperienza recente della Sardegna distrutta da un ciclone mostra come anche i nostri territori locali possano essere devastati dalla violenza di fenomeni meteorologici sconosciuti sinora alle nostre latitudini, con il carico di sofferenza dovuto alle tante vittime e ai danni economici incalcolabili che avranno ripercussioni sulla vita delle persone per anni ed anni. L’evidenza scientifica mostra inequivocabilmente che la mano dell’uomo non è estranea a tale devastazione. Si pensi al problema dei cambiamenti climatici: sono stati raggiunti e superati i livelli record di temperatura del pianeta nel 2011 e 2012, il 9 maggio 2013 è  stato raggiunto il picco massimo di concentrazione di CO2 in atmosfera, oltre 400 parti per milione in concentrazione del principale gas che provoca l’effetto serra. Solo nel Pliocene erano stati raggiunti livelli di CO2 così elevati e questo si era tradotto in un aumento delle temperature terrestri di circa 3-4 gradi, con un aumento dei livelli del mare di circa 40 metri. Questo dunque lo scenario che ci aspetta se non interveniamo al più presto. Con l’inquinamento dovuto al consumo di combustibili fossili e al consumo indiscriminato di risorse stiamo ricreando un clima preistorico in cui le società umane si dovranno confrontare con enormi rischi per la sopravvivenza e che solo attraverso la riduzione delle emissioni di CO2 saremo in grado di evitare queste catastrofiche conseguenze. Dal Quarto Rapporto di Valutazione di IPCC pubblicato nel 2007, uno sforzo collettivo dei 4.000 migliori esperti mondiali, la cui versione aggiornata (Quinto Rapporto Quadro) è in fase di pubblicazione, emergono dati allarmanti. Nel ventesimo secolo la temperatura media del pianeta è aumentata di 0.740° C, mentre l’innalzamento del livello del mare, dovuto all’espansione termica degli oceani ed allo scioglimento dei ghiacci, ammonta a 17 cm. Il cambiamento climatico sta già provocando un incremento nella frequenza, intensità e durata delle alluvioni, siccità ed ondate di caldo. In Africa, a partire dal 2020, si stima che tra 75 e 250 milioni di persone saranno esposte a carenza di acqua dovuta al cambiamento climatico. Dallo stesso anno in alcuni Paesi dell’Africa le produzioni dovute all’agricoltura legata alle piogge diminuiranno fino al 50%. Gli impatti del cambiamento climatico saranno sproporzionatamente violenti per alcune tra le più povere regioni e comunità del mondo. Cosa fare allora? Ci esorta efficacemente Benedetto XVI nella Caritas in Veritate [50] quando afferma: “C’è spazio per tutti su questa nostra terra: su di essa l’intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente, con l’aiuto della natura stessa, dono di Dio ai suoi figli, e con l’impegno del proprio lavoro e della propria inventiva. Dobbiamo però avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla”. Come cattolici non possiamo sottrarci da questa responsabilità oggettiva. Per contrastare i cambiamenti climatici sarà necessario limitare l’incremento di temperatura globale media a 2,0-2,4 °C attraverso azioni di mitigazione, limitando le concentrazioni atmosferiche di CO2 al di sotto di 450 ppm. Ciò richiederà una riduzione annuale delle emissioni globali di circa 50 miliardi di tonnellate di CO2-equivalente. I paesi in via di sviluppo avranno bisogno di un aiuto sostanziale e di sostegno da parte delle nazioni ricche, al fine di attuare i propri piani per la crescita economica a basso contenuto di carbonio, e per l’adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici che sono ormai inevitabili nei prossimi decenni. I paesi ricchi devono inoltre dimostrare che la crescita Low-Carbon è possibile investendo in nuove tecnologie, che dovrebbero essere condivise con i paesi in via di sviluppo. Così come la questione ambientale investe sia il livello globale sia il livello locale, anche le possibili soluzioni passano per quelle che possiamo fare noi, nella vita di tutti i giorni, oltre che per l’azione dei governi. Per affrontare il problema va fatta una attenta analisi, così da poter dare la diagnosi e la cura.

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