Una giornata col candidato Rifondazione comunista corre da sola e sfida il centrosinistra.
Lo slogan: “Ieri Gubbio, oggi Bastia’ : Guardando la pace
Luca Benedetti
BASTIA UMBRA – La solita sveglia. E poco più. Per il resto è una campagna elettorale che ti cambia la vita. Dalla mattina alla sera, anzi, dalla mattina alla notte. Luigino Ciotti, candidato a sindaco per Rifondazione comunista, ci è abituato: mastica politica da una vita. Ma se deve cambiare anche il posto dove infila il primo caffè della giornata, è proprio vero che la campagna elettorale dentro cui balla la sfida a quattro deve essere bella feroce. “Ah, il caffè. Di solito lo prendo al bar di Santa Maria degli Angeli. Adesso ne alterno due di Bastia…”. Un occhio ai giornali e le prime battute con gli elettori. Ma subito si volta pagina. Sono le otto e venti, il lavoro chiama, via verso Perugia. Uno strappo sull’orario è consentito. Anche perché il suo è un lavoro politico, un po’ speciale: Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace.
Arriva in Italia il “nemico” Bush e le ferie sono impossibili: “Il bene di tutti, viene prima degli interessi personali”. Cioè le bandiere arcobaleno prima di quelle rosse e dei volantini da distribuire casa per casa, parabrezza per parabrezza. Ma anche in quegli uffici perugini si respira l’aria delle elezioni. C’è una novità non da poco per il candidato Ciotti: il telefonino. Lui duro e puro contro le antenne e l’abuso del cellulare, per i venti giorni di campagna elettorale si è convertito. Il regalo che squilla finché la batteria non lo molla, da buon neofita, nel bel mezzo della chiacchierata, è targato famiglia, lo ha prestato la figlia, Silvia, 19 anni e un passepartout per il voto tra i giovani. Una volata da Perugia a Bastia all’ora di pranzo per la campagna che ricomincia. Ma se la giornata è festiva il tour cambia. Certo, soliti bar non fuori comune e primi incontri con gli elettori. Poi la piazza, occasione anche per marcare gli avversari visto che in mezzo campo da calcio ci sono i comitati elettorali di tutti gli sfidanti. Un occhio alle celebrazioni per la festa della Repubblica, una stretta di mano con chi la sera prima ha assistito all’incontro con i volontari di Casa Chiara. Sono le undici e mezzo. Un salto nella nuova sede che sta a confine con quella del candidato della Casa delle Libertà: “Noi vicino alle bandiere di An? No, sono stati loro a seguirci, i primi a prendere la piazza siamo stati noi”. Ma saranno gli ultimi per il comizio di chiusura di giovedì. Appuntamento alle 23. Prima le donne del partito si daranno da fare ai fornelli per una cena che sarà anche un modo di finanziare la campagna elettorale.”Qui tutti i candidati in lista hanno tirato fuori i soldi per sovvenzionarci”, ammette Marcello Masci, segretario del circolo e anima della campagna per Ciotti. “Lui’ io prendo le trombe e vado in giro, per stasera…”. Stasera vuol dire il concerto e poesie ai giardini pubblici. Sono le quattro e mezza di un pomeriggio in cui la piazza aspetta il comizio di Francesco Storace. Ai rivali pochi sguardi. Giusto una conta quando arriva il governatore del Lazio. Un passo indietro. Il pranzo della festa è quasi di corsa, da bersagliere. Non prima di aver suonato un paio di campanelli sul condominio dove abita. Le porte si aprono con un sorriso anche se la famiglia è a pranzo. Domanda “Allora, che prometti?”. “Non prometto nulla”. Domanda: “E al ballottaggio chi appoggi?”. Risposta: “Al ballottaggio ci voglio andare io”. Via, ancora piazza, ancora mani da stringere. Amici e compagni con cui parlare. La sede diventa una sorta di polo che attrae. Tanti passi, ma poi un salto a vedere chi c’è. Arriva il pacchetto di mischia: Marcello, il segretario, Ferruccio, Amelia, Gianni e l’altro Gianni, il candidato alle provinciali. Si piegano i volantini , si marcano i cugini dei Ds: “Lui’, ma quei manifesti a Palazzo? No, tutto a posto , tranquilli….”. Ma intanto la strategia del confronto monta. Sono in arrivo le vignette per sfidare tutti. Ogni partito un personaggio, Ciottix il gallico (è natò in Belgio….) contro tutti. L’ironia non manca. Ancora dalla pancia delle sede. “A candidato, ma qui neanche una porchetta?”. E giù risate.
Lo stomaco della giornata di festa lo reggono Amelia e Simona che, guarda un po’, nella sala del monastero delle benedettine, hanno messo le bandiere rosse, la foto del Che e la bandiera della pace per incontrare gli amici. Mamme ai fornelli, sorrisi e voglia di preferenza. Intanto in piazza si parla di tutto. Di calcio, per esempio, con Roberto che racconta l’avventura- sventura del Bastia contro il terribile Tavolara. Promozione addio, ma anche emozioni. E poi l’incontro dell’operaio con il cane al guinzaglio: “Come va? E’ tutto sul filo, se non ti prepari a fuggire via a trovare un’alternativa, si rischia il lavoro”. E allora l’anima operaia del Rifondatore viene fuori. L’analisi sulla Petrini e sul futuro della città diventa una chiacchierata breve ma piena di contenuti. Con un obiettivo che è lo slogan della campagna: “Ieri Gubbio, oggi Bastia”. Ora tocca a due pensionati. Abbordati con la battuta sul pallone. “Vedi il mio nuovo programma, vedi quanta gente mi appoggia…”. “E’ vero. c’è anche la monaca che sta in Africa….”. Schegge di città e di vita che si riannodano intorno al voto, intorno ad un volto. “Professore, le posso dare il mio programma. Grazie, buona serata… Sono le sette. Ancora un salto alla festa delle due ragazze candidate. E il saluto con l’amico vestito di blu stile prima comunione: “Certo che dopo tutti sti’ casini che avete fatto, sei l’unico rimasto da quella parte. Dai, damme sto’ programma… “. La battuta strappa un sorriso. Già, strappa. C’è da correre per i manifesti. Compagni colla e pennello. Sono le nove di sera. Si ricomincia….
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