LA DECISIONE IL PM PRESCRIVE AI RESPONSABILI LA VERIFICA PUBBLICA
L’INDAGINE I titolari sono indagati per frode nelle forniture
BASTIA UMBRA DISSEQUESTRATO il Piccolo Carro. Ieri mattina i militari della guardia di finanza di Assisi hanno notificato il decreto del pm Michele Adragna. Gli psicologi, Pietro Salerno e Cristina Aristei sono dunque tornati a tutti gli effetti a gestire la struttura che in via cautelativa era stata affidata a dei «tutor» di Asl e Regione. Marito e moglie, fondatori della cooperativa con sedi a Bastia Umbra, Assisi e Perugia che si occupa di minori disagiati, sono finiti sotto inchiesta per frode in pubblica fornitura e truffa ai danni di Enti relativamente al tipo di autorizzazione rilasciata e all’effettiva attività svolta sui ragazzi ospiti.
UNA VITTORIA parziale quella ottenuta dagli avvocati Massimo Marcucci e Mario Tedesco che hanno visto accogliere la loro istanza ma con una serie di prescrizioni. La revoca è effettiva solo a condizione «di una costante verifica da parte pubblica di ogni aspetto sanitario ricompreso nel trattamento degli stessi soggetti deboli» si legge nell’atto. Non solo, «deve ritenersi vigente e cogente – ancora il decreto del pm – la necessità dell’intervento dei Servizi di Neuropsichiatria Infantile locali nei percorsi di accoglimento e cura dei pazienti minori con problematiche di tipo terapeutico, non potendo, da soli, i medici interni alla struttura privata «Il Piccolo Carro» prescrivere percorsi di cura, anche di concerto con i servizi invianti, né partecipare ad attività di presa in carico – sotto il profilo sanitario – delle mentovate esigenze». Tutto ciò, spiega la Procura, in attesa che venga dipanato il bandolo della matassa normativa che definisca «procedure di autorizzazione ed accreditamento delle comunità terapeutiche, percorso funzionale a garantire professionalità e controllo pubblico della sanità».
SECONDO quanto contestato, la presidente e il vicepresidente della coop con sede legale a Bastia, avrebbero percepito le 400 euro al giorno previste per ogni minore che usufruisce di trattamento terapeutico, al posto delle 120 previste per chi riceve il solo trattamento socio riabilitativo, nonostante la legge regionale non lo prevedesse per le loro strutture. Ne è nata una questione complessa. Tra l’altro sul bollettino ufficiale della Regione Umbria del novembre scorso è stata pubblicata la delibera che definitivamente classifica le strutture residenziali a valenza terapeutica e terapeutiche per il trattamento delle problematiche di salute mentale e delle dipendenze dei minori. La Regione si è invece riservata rispetto alle strutture residenziali sociosanitarie. Tutto questo mentre il Comune di Perugia revocava a Piccolo Carro l’autorizzazione.
Sara Minciaroni

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