Tracce “in grande quantità” sia nelle bombole che nel sangue La svolta dagli accertamenti della procura. Nuovi sequestri

Tante le domande in attesa di risposta Il difensore di Montrone: “Controlli da estendere

GROSSETO Avvelenamento. Questa potrebbe essere una delle cause della morte dei tre sub umbri avvenuta qualche giorno fa nelle acque antistanti Talamone.
I primi accertamenti effettuati nella giornata di ieri a Bergamo infatti parlano di tracce di monossido di carbonio che sarebbero state rilevate nelle bombole utilizzate dai tre sub umbri morti durante un’immersione alle isole Formiche di Grosseto il 10 agosto scorso. Analoghe tracce sarebbero state rilevate anche nel sangue. E’ quanto si apprende in merito agli accertamenti disposti dalla procura della repubblica di Grosseto, che indaga sulla strage.Dosi di monossido quindi in grado di spezzare la vita dei tre, gente esperta e soprattutto ben addestrata. Da quanto emerso da fonti
investigative,le tracce rilevate sarebbero state in misura letale. I risultati degli accertamenti sulle bombole, effettuati da una ditta di Osio in provincia di Bergamo, saranno comunque ufficializzati nella giornata odierna.Già le autopsie effettuate il 13 agosto scorso,tre giorni dopo la tragedia, avevano contemplato, tra le ipotesi, che Gianluca Trevani,Enrico Cioli e Fabio Giaimo potessero essere morti per avvelenamento.Rimane ora da capire come sia stato possibile che le bombole contenessero monossido di carbonio: se il problema ha riguardato le apparecchiature per caricarle o l’ossigeno stesso, se l’errore sia stato umano, se si sia verificato a terra, nel diving, o se le bombole possano essere state ricaricate a bordo dell’imbarcazione stessa con cui i sub si erano recati alle Formiche.Tante domande ancora,le cui risposte arriveranno dalle indagini a tutto campo dei magistrati. Fino ad oggi c’è un unico indagato dalla procura di Grosseto,come atto dovuto. -ma non è escluso che altre persone possano essere
coinvolte -E’ il responsabile del diving Abc di Talamone, che aveva messo a disposizione le bombole. Il suo avvocato,Riccardo Lottini, presentera’ nei prossimi giorni un’istanza per effettuare accertamenti su tutte e trenta le bombole sequestrate,non solo su quelle dei deceduti, e anche sui computer che le tre vittime avevano al polso per le immersioni.Siamo solo agli inizi I riflettori ora saranno puntati sulla Emery Island, la barca con cui i tre umbri sono usciti in compagnia del responsabile del diving.La parole di Montrone E si torna a quanto gridato al mondo dal titolare del diving Andrea Montrone. Che, sotto le incalzanti domande degli inquirenti, affermòdi aver “caricato personalmente tutte le bombole la sera prima dell’immersione”. Precisando però che la mattina seguente ne aveva rabboccate due o tre.Ma come c’è finito tutto quel gas? E soprattutto come?Non resta che attendere.
In serata poi la nota dell’avvocato difensore Lottini.“Molti aspetti della vicenda devono ancora essere approfonditi, – afferma – primo fra tutti come il monossido sia potuto entrare nelle bombole.Il Montrone, che ha fornito le bombole al gruppo di Perugia, ma anche agli altri sub che domenica erano sulla barca del centro di diving,ha infatti tenuto un comportamento identico a quello da lui seguito in altre centinaia di casi in cui  non si è mai verificato nulla, non comportandosi in modo dissimile da come si comportano molti altri centri diving in Italia e nel mondo”.

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