LA DENUNCIA – DURANTE I CONTROLLI I CARABINIERI TROVANO L’ARMA A DUE ITALIANI E UN ALBANESE

BASTIA UMBRA Una mattina come tante, con il traffico che scorre lento e regolare. I carabinieri sono impegnati in un controllo di routine, uno di quelli che di solito non riserva sorprese. A bordo dell’auto fermata ci sono tre giovani, 24, 26 e 28 anni, due italiani e un albanese. Nulla di anomalo, almeno ad un primo sguardo. Poi però l’atteggiamento dei ragazzi inizia a destare qualche sospetto. Dal loro modo di agire traspare nervosismo: risposte brevi, spalle rigide, uno sguardo che sembra più attento del necessario. I militari dell’Arma avvertono che qualcosa non torna e decidono di approfondire. Prima chiedono i documenti, poi passano alla perquisizione personale e a quella del veicolo. È a quel punto che la scena cambia tono: da sotto un sedile emerge un oggetto difficile da giustificare, un machete “tropicano”, lungo 70 centimetri, di cui 50 di lama. Un’arma bianca vera, pesante, che non ha motivo di trovarsi all’interno del veicolo. Non un coltello comune, ma un attrezzo di dimensioni importanti, con un’estetica tipica dei machete utilizzati nei Paesi tropicali dove l’agricoltura richiede lame ampie e robuste. I tre ragazzi restano senza parole. Nessuna spiegazione, nessun tentativo di rendere plausibile la presenza del machete a bordo. In altri contesti lo strumento può avere un impiego pratico — dalla pulizia della vegetazione ai lavori boschivi — ma qui non c’è nulla che ne giustifichi il trasporto. Solo silenzio, e la consapevolezza che quel silenzio basti a tradirli più delle parole. I carabinieri procedono al sequestro dell’arma e alla denuncia dei tre giovani alla Procura della Repubblica di Perugia per porto abusivo di armi od oggetti atti ad offendere. L’intervento rientra in una serie di controlli programmati lungo il territorio per verificare il rispetto delle norme e prevenire situazioni potenzialmente rischiose. Le forze dell’ordine impegnate nel servizio conoscono l’importanza di prestare attenzione ai dettagli, soprattutto quando l’atteggiamento delle persone fermate risulta anomalo. Dopo il sequestro, le procedure seguono il loro corso. I tre giovani vengono identificati e informati delle conseguenze della detenzione non giustificata del machete. I carabinieri riprendono il servizio dopo aver concluso gli accertamenti, mentre l’auto dei ragazzi viene restituita senza l’arma. Il resto della mattina scorre senza ulteriori anomalie, con il traffico che continua la sua andatura lenta e regolare. Ma nel registro della giornata rimane annotato un machete di settanta centimetri trovato sotto un sedile, e tre giovani incapaci di fornire una spiegazione.
Massimiliano Camilletti

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