«DAL GIORNO che è morto Edoardo la mia vita è diventata un incubo ma non possono darmi la colpa perché né io né l’educatrice Lara Panzolini potevamo fare di più di ciò che non abbiamo fatto per tentare di salvare il piccolo. Sono mamma anche io, la mia coscienza è a posto e voglio essere assolta». La titolare dell’asilo nido «Piccole orme» di Bastia, Rosita Orologio, finita sotto processo per la morte del piccolo Edoardo Maestrelli, il bambino di 13 mesi che ha perso la vita nel marzo 2008 soffocato dal vomito durante il sonno, sussurra un «non ci posso credere» qualche istante dopo che il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini ha riqualificato l’accusa: da abbandono di minore adesso viene contestato il reato di cooperazione in omicidio colposo. «Colpa — secondo la nuova imputazione — consistita in negligenza e/o imprudenza non avendo provveduto a disporre ed attuare una corretta vigilanza sul bambino durante il riposo pomeridiano, anche in ragione di pregressi episodi noti di vomito, nonché di tosse ricorrente». «Il bambino è sempre stato controllato, non è vero che l’abbiamo lasciato solo — spiega Orologio — quando l’abbiamo tirato sù dal lettino (ed era già morto) sembrava stesse dormendo. Trascorro tutto il giorno all’asilo e pranzo con un panino alle 14,30 — insiste —. Mi dispiace per la famiglia di Edoardo, so quello che significa essere mamma». «Il nostro è un dolore che non si può spiegare — aveva detto Adriano Maestrelli, il padre del bimbo —. Mio figlio era sano come un pesce e la maestra si è allontanata per più di un’ora. Sarebbe stato male, per carità, ma non sarebbe morto». «Ho ancora davanti a me l’immagine di lui a terra, conservo il ricordo della sua vivacità e il rammarico di non poterlo veder crescere» aveva detto nel corridoio del tribunale la madre Nicoletta prima di testimoniare nella precedente udienza. «Sono romena ma credo nella giustizia italiana. Saremo soddisfatti se qualcuno dicesse alle imputate che devono cambiare mestiere. Come si fa ad affidare loro altre classi di bambini?». «La nostra speranza — le parole di Adriano — è che queste signore non facciano più le maestre, in questa storia vogliamo la verità». L’udienza davanti ai giudici della Corte d’assise di Perugia (presidente Giancarlo Massei, a latere Cecilia Bellucci) riprenderà il 30 settembre.
Enzo Beretta  
 
 Nazione-2010-05-14-Pag18

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