Proseguono le indagini sulla morte di Limini. Nuove testimonianze potrebbero far salire il numero degli indagati

Fissato a oggi l’esame autoptico sull’operaio. La Tac conferma traumi in varie parti del corpo

di Chiara Fabrizi
BASTIA UMBRA “Togliti dal ca…” e poi due “piccoli schiaffetti al volto”. Inizia così la rissa di Ferragosto in cui ha perso la vita Filippo Limini ricostruita nell’ordinanza del gip Natalia Giubilei attraverso la testimonianza di uno dei giovani, che ha raccontato come a pronunciare la frase per chiedere spazio e passare con l’auto davanti al Country café di Bastia Umbra,così come ad alzare le mani, sia stato Kevin Malferteiner,23 anni. Lui, il testimone che ha incassato gli “schiaffetti al volto”, sostiene di essersi allontanato,mentre “i buttafuori intervenivano” e “alcuni ragazzi conosciuti durante la serata vedendolo preso a schiaffi si sarebbero precipitati per litigare con Kevin e Brendon Kosiqi”, 19 anni: sono i due giovani che insieme a Denis Hajderlliu, 20 anni, hanno lasciato il carcere e sono stati ristretti ai domiciliari dal giudice con l’accusa di rissa aggravata e omicidio preterintenzionale, maaltri devono essere identificati. Nel parcheggio tra la discoteca e l’impianto sportivo quello stesso testimone quantifica in “moltissime persone” i coinvolti nello scontro violento sfociato nella morte di Limini, colpito con un pugno da Denis e poi investito da Brendon. Nelle ultime ore sarebbe stato iscritto al registro degli indagati un quarto giovane, ma i carabinieri del tenente colonnello Marco Vetrulli stanno lavorando senza sosta per chiudere il cerchio intorno ai protagonisti
della rissa di Ferragosto, quando per danneggiare l’auto dei tre arrestati sono spuntati anche “bastoni e arnesi di ferro”, come certificano i segni sulla carrozzeria dell’utilitaria guidata da Brendon. L’autopsia sulla vittima avrebbe dovuto essere eseguita ieri mattina ma è slittata a oggi, mentre i risultati della Tac total body già effettuata rilevano la presenza di traumi in varie parti del corpo, ossia al torace, nella zona addominale e agli arti, verosimilmente provocati dall’investimento dell’auto, ma anche facciali e
cranici, che invece deriverebbero dai colpi, almeno un pugno e un calcio che, tra ammissioni e testimonianze, sarebbero stati sferrati contro la vittima durante la rissa. Sarà però l’autopsia di queste ore, salvo ulteriori differimenti, a stabilire se siano state le botte e la caduta conseguente o più probabilmente lo schiacciamento dell’auto a provocare la morte del giovane operaio spoletino.

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